Sabato 9 luglio.
Manca un mese alla nostra route e finalmente abbiamo desio che la nostra meta sarà Assisi e, di conseguenza, ci stiamo preparando seguendo come motore guida le figure di san Francesco e santa Chiara: i nostri valori saranno povertà ed essenzialità.
Sabato 16 luglio.
Tutti i nostri programmi devono arrestarsi di colpo. Cico, uno dei due nostri capi, non è riuscito ad avere le ferie per la route: non potremo andare ad Assisi. Bisogna cambiare destinazione ed in poco tempo! Quest’oneroso compito finisce per gravare su pochi ragazzi, quelli che ancora non sono scomparsi, perché risucchiati da qualche vacanza estiva.
Sabato 6 agosto.
Giorno di partenza. Tutto è pronto per la route , anche noi, infine, siamo pronti: siamo in otto, chi più convinto, chi meno. Seguiremo una parte del “Cammino Celeste”, fino a Montemaggiore e Cico ci raggiungerà ogni sera nella tappa prestabilita per la fine della giornata.
Verso le 8 arriviamo a Grado tramite APT, perché è da lì che comincerà il nostro Cammino, ma prima è d’obbligo una breve visita alla basilica gradese, dove Susy, l’altro nostro capo, ci fa notare la particolarità del mosaico: imita il movimento delle onde. Noi, in realtà, non cogliamo granché tale dettaglio, ma siamo avvertiti: l’acqua è un simbolo che ci accompagnerà lungo tutto il nostro percorso. Infatti l’acqua è dappertutto, già ci circonda mentre attraversiamo la passerella, che congiunge Grado ad Aquileia: una vista immensamente blu; solo immenso, invece, e per niente blu, è la distanza che attraversiamo prima di scorgere il ben noto campanile della basilica di Aquileia. Anche qui ci aspetta la vista di altra acqua, che stavolta si presenta sotto forma di un turbolento mare, che si agita e si espande lungo i tasselli del mosaico: sto parlando della celebre vicenda di Giona, che venne inghiottito dalla balena e risputato sulla spiaggia tre giorni dopo.
Anche noi, dopotutto, come Giona, ci siamo sentiti inghiottiti e trascinati da questa esperienza, che, certo, abbiamo accettato, ma, come un’incognita.
Col passare del tempo, però, abbiamo realizzato che il Celeste mare in cui eravamo stati messi non era poi così male e, insieme, avanzando, letteralmente, con i nostri piedi e con il nostro pesante bagaglio sulle spalle, siamo risaliti dal fondale , giorno dopo giorno, per altezze sempre più vertiginose fino a raggiungere la riva: nessuno è rimasto indietro.
Un Cammino che ci è costata fatica, per la prima volta abbiamo capito cosa vuol dire fare una route di strada: l’hanno capito i nostri occhi, i nostri piedi, le nostre spalle e tutto noi stessi.
Con i nostri occhi abbiamo visto l’ambiente che cambiava mentre salivamo sempre più ad alta quota, con i nostri piedi abbiamo avvertito quando la ghiaia si diradava per lasciare spazio all’asfalto, con le nostre spalle percepito l’alleggerirsi lieve, ma costante del nostro carico e abbiamo imparato a stare più attenti alle esigenze dell’altro, che non si presentava a noi come un subalterno, uno squadrigliere da mettere in riga, ma come un compagno di strada.
Chiara