Dopo aver affrontato le tentazioni, i falsi messianismi che l’avrebbero sviato dalla volontà di Dio, come abbiamo ascoltato nel Vangelo di domenica scorsa, oggi Gesù sale sul Tabor e manifesta ai suoi amici il suo mistero divino, questo perché i discepoli avevano bisogno di contemplare la bellezza del Signore prima della sua passione, delle loro tentazioni e tradimenti.
Non è qualcosa di slegato questo Vangelo dal cammino quaresimale, anche il Tabor è legato alla passione, all’altro monte, quello del sacrificio, il Calvario, del resto lo svela ai discepoli lo stesso Gesù scendendo dal monte. Questo mistero, innanzitutto di Cristo, ci dice che non vi può non essere legame tra gloria e abbassamento, tra beatitudine e sofferenza, simboleggiato nel rapporto tra le due montagne: il Tabor e il monte degli Ulivi-Golgota.
Davvero Tabor e Golgota non devono essere mai disgiunti, ma devono essere compresi l’uno accanto all’altro, come un solo e unico mistero. Quella vita che di lì a poco sarà sfigurata nella passione, Gesù la trasfigura nella gloria, come aveva fatto nel corso della sua vita pubblica. Possiamo dire che tutti i suoi incontri con la gente, con i poveri, i peccatori, i suoi miracoli soprattutto, sono stati una trasfigurazione del mondo, della realtà, ma soprattutto dell’uomo, dei cuori.
Anche noi oggi siamo chiamati a trasfigurare il mondo, ricordiamo le parole di Gesù? “Voi siete la luce del mondo”, ma prima abbiamo bisogno di lasciarci toccare dal mistero, di lasciarci fare da Lui, di salire con Gesù sul monte.
Ecco l’invito alla preghiera, a ritagliarci degli spazi di silenzio, a digiunare da qualcosa per privilegiare l’ascolto della Parola.
Ma alla fin fine per ascoltare che cosa? Credo accanto alle inevitabili sofferenze degli altri, soprattutto la “bellezza” di tanti cuori, condivisione di percorsi spirituali, di amore e passione per il Signore.
E poi certo, abbiamo bisogno di contemplare il Signore, la sua bellezza, direi anche nel gesto della Liturgia, nella ricchezza dei segni che il tempo della Pasqua e questo tempo quaresimale ci offre.
Abbiamo bisogno di contemplare la bellezza perché diceva Dostoevskij "La bellezza salverà il mondo". E la bellezza sta nell’Uomo, nel volto di Gesù, nel volto rifiutato, nell’Uomo dei dolori.
Ho presente un figlio che stava imboccando suo padre all’ospedale di Gorizia, sembrava non rispondesse più a questa vita, quasi ormai uno stato vegetativo, eppure non si rassegnava ad abbandonarlo alla sacca alimentare, lo imboccava con tenerezza e con amore, lì ho visto questa “bellezza”, la bellezza dell’amore.
Questa settimana facciamo anche noi una cosa bella, lì si sprigionerà misteriosamente la luce e la forza della Trasfigurazione.
don Maurizio