Alcuni giorni fa una persona mi ha detto, ma l’uomo è cieco, non vede che va verso un burrone? Probabilmente intendeva dire per tutte quelle cose brutte che stanno accadendo nel mondo …
Sì è vero l’uomo a volte o spesso è proprio cieco, ma soprattutto quelli, ci dice il Vangelo, che presumono di vedere, quelli che sono pieni di sé e che non solo mettono in croce i fratelli, ma come vedremo nel tempo di Pasqua, lo stesso Signore Gesù!
Oggi incontriamo il cieco nato, un po’ emblema della nostra cecità, della nostra incapacità nel credere, della nostra fatica a fidarci di Dio.
Al tempo di Gesù, malgrado secoli di riflessione sulla sofferenza (Giobbe insegna), molti erano convinti che la malattia fosse una punizione divina. Ragionamento corretto ma duro: se sgarri Dio ti punisce con la malattia, se nasci malato hanno peccato i tuoi e Dio ti punisce attraverso le generazioni. (Un po’ questa idea sbagliata di Dio ce la siamo portati in noi fino ad oggi). Gesù scardina quest'opinione: il punito, il peccatore presunto diventa discepolo, la cecità non è più limite ma apertura ad una dimensione più profonda, più luminosa della realtà stessa. L'uomo che ci vede (la scienza), è così bravo a scoprire e usare le leggi della natura e del cosmo, ma non ha scoperto ancora se stesso, vive se stesso come un Mistero irrisolto … Ecco allora che Dio ci rivela a noi stessi, con il dono della fede, Dio ci illumina la vita e possiamo diventare discepoli. E nel cieco, riga dopo riga di questo vangelo, vediamo un sorprendente crescere di fede e di coraggio che non ci si aspetta.
Non è un semplice guarito ma é davvero un discepolo, cioè un salvato, un uomo nuovo che ha vissuto sempre nel buio degli occhi e forse proprio per questo non è stato contaminato dall’arroganza e dal peccato di chi gli stava attorno.
Il nostro mondo, che vive immerso in luci forti e immagini invadenti, in un bagno continuo di peccato, ha ancora bisogno della luce di Gesù perché siamo davvero spiritualmente nel buio.
E’ una constatazione. Fisicamente nasciamo nel buio e la vita ci fa sperimentare spesso questa oscurità dove non capiamo più nulla e diventiamo come il cieco del Vangelo, cioè mendicanti di felicità.
E’ la condizione per chiedere a Dio aiuto! Per invocare, come il cieco, il Signore: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! L'acqua, domenica scorsa, la luce, oggi. Giovanni ci tiene a farci riscoprire il Battesimo, a far sì che il nostro itinerario quaresimale ci porti a rivivere lo straordinario dono ricevuto nel giorno del nostro Battesimo: l'appartenenza a Dio.
Nel racconto del cieco nato Giovanni non si accontenta, come negli altri Vangeli, di raccontare un miracolo, ma di questo miracolo ne dona interpretazione e significato.
Anzitutto: l'uomo è cieco, ma Dio ci vede benissimo. Fidiamoci di Lui allora e lasciamoci guidare.
don Maurizio