Pur avendo celebrato già giovedì scorso la festa del Corpus Domini, questa domenica ci riporta stranamente sullo stesso tema, l’accoglienza che viene data al profeta Eliseo da una donna facoltosa che in particolare, dice il libro dei re, “lo trattenne a mangiare”.
Vogliamo qui intravedere l’immagine della Chiesa che ci ospita, ci accoglie, perché anche noi nel battesimo siamo stati unti e consacrati, re, sacerdoti e profeti, siamo stati resi “figli nel Figlio” ed è la Chiesa che ci sfama, che unica ci offre Cristo pane vivo, “un cibo che non perisce”.
Come ci ha ricordato Giovanni nel suo Vangelo del corpus Domini: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
E ancora: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. »
Dicevo giovedì sera che il problema alla fine è la fede, è credere che Lui sia davvero presente in quel pane, nell’Ostia, cioè nella nostra vita e nella nostra storia, a volte sembra, ricordavo, sembra che ci credano a questa presenza (anche se per altri motivi) più quei ladri sacrileghi che l’altro giorno hanno nuovamente perpetuato dei furti di particole consacrate in alcune chiese in Italia, che non noi.
Anche le tante assenze della serata della festa del Corpus Domini, attestano che i nostri interessi forse sono altrove, in una vita ripiegata su un orizzontalismo che non dà gioia e non ci darà alcun futuro.
don Maurizio