Già domenica scorsa il vangelo, con il richiamo alla correzione fraterna, ci invitava a riflettere sulla pratica del perdono all’interno della comunità, oggi ritorna sul tema con le domande “Perché perdonare? E quante volte?”
Nella Bibbia, dalla legge del taglione istituita per un criterio di proporzionalità nella vendetta, si arriva ai tempi di Gesù dove i rabbini suggerivano di perdonare fino a tre volte un torto subito.
Oggi nel Vangelo Pietro vuole esagerare, proponendo di perdonare fino a ben sette volte. Gesù invece ci mostra una meta più alta, «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette», cioè sempre. L'unica misura del perdono è perdonare senza misura. Perché vivere il vangelo di Gesù non è spostare un po' più avanti i paletti della morale, del bene e del male, ma è la lieta notizia che l'amore di Dio non ha misura.
Perché devo perdonare? Perché devo rimettere il debito? Perché cancellare l'offesa di mio fratello? La risposta è molto semplice: perché così fa Dio; perché il Regno è acquisire per me il cuore di Dio e poi immetterlo nelle mie relazioni. Gesù lo dice con la parabola dei due debitori.
A noi metterci nei panni di quello più consono alla nostra situazione e agire di conseguenza.