Il Vangelo di questa domenica ci parla di una festa organizzata dal Signore per l’umanità, un contesto di gioia che però ha anche il suo lato oscuro per il rifiuto che tanti gli oppongono, trovando nelle cose di questo mondo, idolatrate, la scusante per l’incontro con Lui.
La libertà dell’uomo rischia nella pagina evangelica di far rimanere la sala “vuota e triste, fotografia impietosa del fallimento del re: nessuno vuole il suo regalo, nessuno partecipa alla sua gioia.” E’ già la triste realtà di tante chiese in giro per l’Europa, addirittura trasformate in magazzini, biblioteche, palestre, ecc. Ma perché questo rifiuto dell’invito? Perché di fatto non ci sono motivi nel cuore per festeggiare, c’è grigiore, rassegnazione, amarezza e infelicità.
E questi sentimenti antiumani vengono dati da una vita appiattita sulle cose, sulle apparenze, su quel materialismo dilagante che ci fa vivere come se Dio non ci fosse.
Ma Dio sa che esiste ancora un’umanità che ha sete di lui, ha voglia di far festa, ha bisogno dell’incontro con l’altro….ecco allora che il Signore invita tutti, non vuole escludere nessuno, la sua mensa non dev’essere riservata a dei privilegiati, a degli “addetti al lavoro”.
In questo atteggiamento si rivela la vera immagine di Dio, che cioè “quando è rifiutato, anziché abbassare le attese le alza: chiamate tutti! Che apre, allarga, gioca al rilancio, va più lontano; e dai molti invitati passa a tutti gli invitati: tutti quelli che troverete, cattivi o buoni, fateli entrare.”
Il Vangelo dice: “cattivi e poi i buoni” come dire che non siamo chiamati perché buoni, perché abbiamo una specie di “lasciapassare diplomatico cattolico” che offre precedenze, tutti davanti a lui sono uguali!
Proprio per questa larghezza del cuore di Dio, sentiamoci accolti anche noi e pensando alle parabole della vigna delle scorse domeniche, sentiamoci anche noi chiamati alla festa, che è poi il nostro darGli una mano nella sua Vigna.
don Maurizio