Anche questa domenica ci fa rimanere nel clima della festività di Ognissanti, di quella pienezza di vita che ci attende, ma che al tempo stesso siamo chiamati ad abbozzare già quaggiù sulla terra con i colori della fede, della carità, ma non meno dell’umanità.
Il brano evangelico infatti con la famosa parabola delle vergini ci fa pensare al Regno dei cieli, al ritorno di Cristo (lo sposo) alla fine dei tempi.
Andategli incontro! Queste parole rivolte alle “vergini” sono una delle più belle immagini dell’esistenza umana, rappresentata come un uscire e un andare incontro. Uscire da se stessi innanzitutto, dalle proprie visioni riduttive, da spazi che ci creiamo e che difendiamo quasi ad ogni costo per … uscire, o come ha scritto il Beato Giovanni Paolo II nell’Enciclica Novo millennio ineunte laddove Gesù dice a Pietro: 'Duc in Altum – Prendi il largo' (Lc 5, 4). Questa è l’esperienza della Chiesa, fin dalle sue prime origini, questa è la strada per incontrare la salvezza, cioè l’abbraccio amorevole e misericordioso di Dio.
Con le lampade accese … con quel po’ che possiamo, quanto basta per non cadere, per incedere verso lo sposo, per riconoscerne i lineamenti del volto, la luce vera sarà poi dono di Dio, di Gesù che dice «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
Il Vangelo ci offre queste piccole luci, deboli a prima vista, ma capaci di squarciare il buio della notte, in quella logica del seme che abbiamo riascoltato in questi giorni, «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24)
Rimane il problema di quella libertà che può diventare stoltezza, “le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio” il non accorgersi di avere tra le mani una vita vuota, che sta spegnendosi, non significativa, incapace di “bruciare” per qualcosa, di amare qualcuno, di essere “luce”.
Sembra senza appello stavolta la parabola, “e la porta fu chiusa”, quasi ad indicarci la serietà e la doverosità del scegliere e del scegliere bene, la preziosità del tempo presente, l’opportunità a non guardare in questa vita solo i contenitori (le apparenze), ma i contenuti (la sostanza).
Da un esame di coscienza possa nascere un rinnovato desiderio di andare incontro, con una lampada ben accesa, al Signore che viene.
don Maurizio