La parola di Dio di queste domeniche mette a fuoco alcuni aspetti sul dopo di questa vita terrena, sulla venuta del Signore negli ultimi tempi, come domenica prossima quando il Vangelo di Matteo ci parlerà del giudizio ultimo che si fonda sulle opere di misericordia. Sono pensieri questi che non vogliono turbarci e neppure distoglierci dalle nostre responsabilità, dall’avere i piedi per terra, ma che ci invitano ad aspettare Gesù, vegliando ci diceva il vangelo di domenica scorsa, con le lampade accese.
L’esperienza cristiana infatti non è spiritualismo, ma un rimboccarsi le mani per rendere più bello e più giusto questo mondo.
Il Vangelo ci chiede di mettere a frutto i talenti che non sono tanto le qualità che abbiamo, ma il dono gratuito di Dio, la sua grazia in proporzione alle capacità che sono già insite in noi, il padrone infatti lascia il “come fare” alla libera iniziativa del servo, alla sua ingegnosità.
E non ci dà poco il Signore, ci ama di un amore eterno, il suo talento vale davvero tanto. Se pensiamo che un talento a quel tempo era paragonabile a venti anni di stipendio di un operaio, quantificato oggi in 240 mila euro, comprendiamo che il linguaggio del vangelo è molto esplicativo. Da questa pagina evangelica possiamo dedurre anche che il Signore si fida di noi dandoci qualcosa di molto prezioso, ci rende partecipi del suo progetto di costruire un mondo nuovo, il suo Regno, la capacità di diventare suoi discepoli, suoi amici. Ma il tempo a disposizione è misurato, non è eterno, dobbiamo prenderlo sul serio, darci da fare, come ci ricorda l’apostolo: “infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte”. Non facciamoci trovare impreparati.
don Maurizio