Vegliate!
Una parola importante che Gesù dice prima della sua passione ai suoi discepoli che già vede forse assonnati e in crisi, quel “vegliate!” potremmo definirlo una sorta di testamento spirituale. Ebbene dobbiamo prendere sul serio questo suo appello, quasi una supplica che il Signore ci fa perché sa che il nostro è un tempo difficile. Non ce lo dice per metterci paura, ma per esprimere la paura che lui, buon Pastore, ha di perderci. Il perché ce lo dice il Vangelo, “voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà”, la sua venuta sarà imprevedibile e improvvisa, ecco l’invito a non farci trovare impreparati.
Invece Gesù nell’orto degli Ulivi troverà i discepoli proprio impreparati e addormentati.
Ma perché l’evangelista Marco ha tutta questa insistenza sulla vigilanza?
Probabilmente perché visto che il tempo passava e il Signore non ritornava, i suoi cristiani avevano finito per abbandonare ogni vigilanza e per adattarsi fin troppo bene a questo mondo. Altri invece erano sotto la sindrome della fine imminente e stavano sempre lì a fare calcoli disimpegnandosi dai doveri del mondo, cioè dell’esistenza.
E’ quello che capita un po’a noi. Ma che cosa significa per noi oggi vegliare, essere pronti? Significa non dimenticare mai che la vita è un pellegrinaggio, non un vagabondaggio senza meta, e neanche una più o meno piacevole gita turistica. Perché il Signore viene! Cioè c’è un significato e un valore che va al di là delle cose che viviamo.
Vegliare può significare anche considerare gli altri come compagni di pellegrinaggio: quindi amare ognuno come un fratello avuto in dono. Vegliare significa considerare la salute, il lavoro, il denaro, il divertimento per quello che sono: non come privilegi da difendere, ma come doni da condividere.
Isaia è pienamente cosciente che l’uomo da solo non riesce in questo, “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?”
Per questo dobbiamo rafforzare la nostra relazione con il Signore, soprattutto con lo stare davanti a Lui, ritagliarci un momento di preghiera, di ascolto della Parola, una lettura che ci introduca a questo tempo dell’Avvento può essere il modo con il quale riscattare il rischio di vivere questa preparazione al Natale, la venuta del Signore con quella superficialità che poi ci fa trovare impreparati al suo arrivo, se volete che ci fa trovare impreparati anche al giorno di Natale e farci gustare così non la dolcezza, ma l’amarezza della festa.
don Maurizio