La vera conclusione delle festività natalizie per la liturgia, smentendo la tradizione che l’Epifania tutte le feste porta via, è l’odierna festa del Battesimo di Gesù e un accenno alla sua nascita si fa addirittura il 2 febbraio Festa della Presentazione al Tempio del Signore.
Infatti Gesù non solo con l’Incarnazione si è immerso nella nostra natura umana facendosi bambino, ma volle dimostrarsi totalmente solidale con gli uomini, sottoponendosi, Lui, il Figlio dell'Altissimo, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, al battesimo di penitenza amministrato da Giovanni Battista, penitente fra i penitenti.
E’ soprattutto questa umiltà di Dio che è sconcertante! E questo segno penitenziale inaugura la sua vita pubblica, dopo trent’anni di silenzio e di vita nascosta a Nazareth, dei quali nulla sappiamo.
L’odierna festività allora potrebbe esser letta come un invito a riscoprire la dimensione del silenzio perché solo da lì, scaturisce la parola che raggiunge il cuore. Se non scaturisce dal silenzio, la nostra parola - qualsiasi parola - raggiunge al massimo la testa di chi ci ascolta, e poi rimbalza via, senza penetrare e senza lasciare traccia alcuna!
Ma se scaturisce dal cuore del silenzio, entra nel cuore. In silenzio!
Infatti se ci pensiamo bene, quante parole ci colpiscono ogni giorno, dalla Tv, dalla radio, leggendo i giornali, ma alla sera non ci rimane forse neppure una.
Gesù invece proclamava parole che scaturivano dalla preghiera, dal silenzio, le sue erano parole di vita, come gli dirà un giorno Pietro, (cfr. Gv, 6,68b). Parole che guarivano, che perdonavano, che ridavano vita e speranza. Ecco allora uno dei messaggi dell’odierna giornata, proprio in virtù del nostro battesimo, del nostro essere cristiani, incorporati a Cristo, anche le nostre parole possono assumere uno spessore diverso, di grazia. Se a Natale dicevamo che oggi siamo chiamati a fare rinascere Gesù nei nostri cuori, oggi ci viene mostrata la via, il “come”, prendendo nuovamente coscienza del nostro Battesimo, cioè prendendo coscienza che Dio è in noi, è inutile cercarlo all'esterno, che quella fragilità originale ci è stata tolta e ci è stata offerta una nuova possibilità di vita e di santità, di piena umanità.
Dovremmo cioè convincerci di quella parola di sant'Ireneo che diceva: cristiano, diventa ciò che sei.
don Maurizio