Il Vangelo di questa domenica si presta moltissimo a significare ciò che vivremo nella settimana entrante, la Missione parrocchiale. Infatti troviamo un Gesù, ritratto dall’abilità della penna dell’evangelista Marco, che guarisce, che prega e che annuncia. Giobbe, con le sue sapienti parole “Ricòrdati che un soffio è la mia vita” ricorda a noi tutti che l’uomo ha davvero bisogno di Dio. E Gesù incontra questa precarietà umana nella Città di Pietro, Cafarnao, anzi sembra quasi che il male e gli spiriti immondi si siano dati appuntamento in questo Vaticano ante-litteram, Dice il Vangelo: ”Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta”.
Sembra essere una città che scoppia di dolore e a questo dolore Gesù risponde con l’accoglienza e la guarigione, nel caso della suocera di Pietro addirittura con l’andare in famiglia. Nello stesso tempo dice il Vangelo, “Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava.” Cioè Gesù non si lascia travolgere dagli eventi, non può fare a meno della preghiera, di ricercare la volontà del Padre, alla quale dà il primato. E ancora prosegue il Vangelo “Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce, lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».Gesù manifesta il senso profondo della sua vita che è la Missione rivolta a tutti, non ristretta nei confini del suo paese o dei “suoi”. Questa settimana vivremo proprio questo Vangelo, aiutati dai missionari presenti in mezzo a noi. La visita alle famiglie, agli ammalati per condividere per il tempo che è dato la concretezza della vita, spesso ferita dalla malattia, dalla solitudine, dalla vecchiaia, ma oggi anche “la famiglia” ferita da un mondo che corre e che non lascia spazio a quella serenità dell’incontro, del condividere le piccole cose, del ritrovare lo sguardo dell’altro. Non solo, ma saremo richiamati anche a vivere il momento della preghiera, dell’incontro personale o di gruppo e cogliere il sapore dell’annunzio missionario della Buona Notizia, fatto a tutti con la gratuità di Dio. Apriamo dunque il nostro cuore al Signore e ai suoi amici che vengono in mezzo a noi a condividere la loro gioia, la gioia dell’aver accolto con generosità il Vangelo e la chiamata di Dio.
don Maurizio