Iniziamo il cammino quaresimale con un bel segno, pieno di quella fiducia e speranza che Dio ripone in noi, nonostante tutti i diluvi che si abbattono sulla nostra vita anche per nostra responsabilità, «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi … per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. » questo segno è ormai iscritto nel nostro cuore è immagine del battesimo che ora salva anche voi, ci ha ricordato l’apostolo Pietro. Con questa certezza di fede, anche noi possiamo incamminarci nel deserto, cioè nella nostra vita desertificata per vincere come Gesù “la” tentazione radicale che è quella di non sentire più Dio presente, quella non tanto del potere, ma di tanti piccoli poteri che possono derivare anche dalla nostra appartenenza religiosa.
Il tentatore vuole la nostra vita mancante, dipendente, svilita, come quella del paralitico di domenica scorsa. Ma ne possiamo uscire vincitori se rimaniamo uniti in Gesù, attraverso l’ascolto-accoglienza della sua parola, il suo perdono che ci riammette in comunione intima con Lui, attraverso l’Eucaristia che è lui stesso, il suo corpo, anzi la sua Persona. C’è una paura che frena questo riavvicinarci a Dio, la paura di riconoscerci peccatori, Ebbene questa paura è la più pericolosa che ci sia: il peccato è perdonabile e il peccatore è salvabile: anzi, è salvabile solo quando si riconosce tale. "Le tue colpe ti saranno rimesse nel momento stesso in cui le riconoscerai", diceva sant'Ambrogio. E i Padri del deserto dicevano che chi sa riconoscere i propri peccati è più grande di chi risuscita un morto.
E allora la nostra Quaresima non può che non essere questo cammino, leggersi dentro, rileggersi a fondo, scoprirsi peccatori e avvicinarci a Lui che è il medico delle nostre anime e solo può far rifiorire in noi la gioia di essere figli, di essere salvati, di essere liberi perché ancora o nuovamente suoi.
Don Maurizio