Luca ci parla nel suo Vangelo della seconda volta che Gesù appare ai due discepoli di Emmaus, mentre raccontano agli apostoli e discepoli dell’esperienza vissuta sulla via di Emmaus. Dai versetti che precedono questa pericope evangelica si può dedurre che i due discepoli fossero rimasti felici, convinti, con una grande certezza nel cuore. Si legge infatti:
“Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro...». Invece sono presi anch’essi da timore. Questo forse ci dice come non basta un’esperienza “una tantum” di Dio, la fede non è data una volta per tutte, abbiamo bisogno di una concretezza che ci accompagni e infatti Gesù mostra loro le mani e i piedi forati, i segni di un’umanità che ha amato con “passione” la nostra Umanità, ogni uomo.
Scriveva infatti don Tonino Bello: “Non basta avere le mani bucate. Ci vogliono anche i piedi forati. E per questo che, quando Gesù apparve ai discepoli la sera di Pasqua, «mostrò loro le mani e i piedi». E poi, quasi per sottolineare con la simbologia di quei due moduli complementari che, senza l’uno o l’altro, ogni annuncio di risurrezione rimarrà sempre mortificato, aggiunse: «guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io». Mani e piedi, con tanto di marchio! Ecco le coordinate essenziali per ricostruire la carta d’identità del Risorto. Mani bucate. Richiamo a quella inesauribile carità verso i fratelli, che si fa donazione a fondo perduto. Piedi forati. Appello esigente a quell’amore verso il Signore, che ci fa scorgere il senso ultimo delle cose attraverso le ferite della sua carne trasfigurata.”
don Maurizio