Gesù continua a parlarci attraverso tante immagini, oggi quella eloquente della vite e dei tralci. E’ un’icona-parabola che ci dice l’importanza della comunione, dello stare con lui per avere in noi la vita, per gustare davvero la vera vita … Gesù è quell’agricoltore che pota, non taglia come si vedono in giro certi alberi monchi, sfigurati! Pota proprio come la “vite d’inverno che tagliata da chi ne sa qualcosa non ha poi paura del freddo e del gelo e concentra tutte le sue energie per quasi esplodere a primavera nel fogliame e soprattutto nel futuro grappolo d'uva.” A volte però queste potature, e pesanti!, ci vengono dalla vita stessa … delusioni, fatiche, malattie, periodi "giù"; sono inevitabili e lo sappiamo anche se - il più delle volte - ci ribelliamo, ci intristiamo.
Lasciarsi potare dal Signore ci allena, ci dà una forza nuova anche nell’affrontare questi tagli che la vita fa.
E lasciarsi potare da Lui per portare frutto significa accogliere con il cuore la sua parola come ci ricorda San Giovanni nella seconda lettura:
"Figlioli, non amiamo a parole, né con la lingua, ma coi fatti e nella verità; da questo conosceremo che siamo nella verità".
Le parole infatti lasciano il tempo che trovano, scriveva nella riflessione di questa domenica - che me la invia sempre - una monaca, “mai nessuna bilancia è ancora riuscita a pesarle le parole”. E Gesù ribadisce il concetto: "Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli".
don Maurizio