Il vangelo di questa domenica parla dell’incontro di Gesù con Giairo, capo della sinagoga e lo prega con insistenza di andare a guarire la figlioletta in fin di vita. Mentre vi andavano gli si avvicina una donna che aveva perdite di sangue, ma che aveva una grande fede e pensava tra sé: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello sarò guarita". E subito le accadde ciò che la sua fede le aveva fatto sperare. Ma nel frattempo vennero ad avvisare Giairo che sua figlia intanto era morta, non valeva più la pena che il Maestro si disturbasse per andare da lei. Gesù però lo rassicurò dicendogli: "Non temere, continua solo ad aver fede". E giunto a casa prese la mano della figlioletta morta e le ordinò di alzarsi. La ragazza subito si alzò e si mise a camminare. Stupore e sbigottimento generale. Questa volta il Maestro, non ha solo calmato il vento e il mare in tempesta, ma ha fatto addirittura retrocedere la morte, cosa che proprio nessuno riesce a fare.
C’è un messaggio abbastanza chiaro che trasuda da questi due segni di Gesù. Egli è colui che può fermare la perdita di senso della nostra vita, rappresentata dal sangue, sembra che più che la storia avanzi, più l’umanità abbia smarrito questo senso, il perché vivere.
Martedì scorso nella sua breve visita in Emilia alle popolazioni terremotate Benedetto XVI si è così espresso:”… e dalle quali emerge la forza dei vostri cuori, che non hanno crepe”. Ma probabilmente i nostri cuori delle crepe ce le hanno se in questo nostro tempo è come se ci mancasse non tanto la terra sotto i piedi quanto quelle certezze, quella fede, quei motivi per cui fidarci ancora di un Dio Provvidente e della Chiesa come sua incarnazione nella storia che stiamo vivendo. Ci ricorda infatti il Vangelo della domenica che seguirà che come Gesù è stato disprezzato in casa sua, così è possibile che venga disprezzato-rifiutato anche da noi, anche se come registra l’evangelista Marco “molti, ascoltando, rimanevano stupiti” dalle sue parole. Sì lo stupore, l’apprezzamento umano della figura di Gesù di ciò che fa la Chiesa non necessariamente coincide con la fede, la fede esige un cammino lungo, una conversione, l’accettare delle spine, come ricorda Paolo, nella propria vita. Ne avremo modo di parlare a lungo nel prossimo anno dedicato proprio alla Fede.
don Maurizio