In queste domeniche siamo accompagnati dal Vangelo di Giovanni che tratta il discorso del pane, nutrimento indispensabile per la vita del corpo, ma altrettanto indispensabile per quella dell'anima. "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno". (Giov. 6, 51). Il Vangelo ci presenta la scena della moltiplicazione dei pani sullo sfondo del Lago di Tiberiade, che a differenza di altri luoghi, toccati da Gesù e trasformati dai cristiani in grandi Basiliche, pensiamo solo a Gerusalemme, quello è invece sempre lo stesso, dopo 2000 anni tale e quale, segno anche di una storicità della nostra fede, semplice ma reale! Agli affaticati e stanchi della pagina evangelica di domenica scorsa ai quali Gesù aveva detto: "Venite a me voi che siete affaticati e oppressi", Cristo si rivela come datore dei beni, come risposta alla fame non solo materiale, ma spirituale, per questo nel “pane” dona se stesso, tutto se stesso.
Dio vede la sofferenza seria, nascosta che ci sta dentro, a differenza del deserto con le sue tentazioni, dove non trasforma per se stesso le pietre in pane, qui opera il segno, moltiplica il pane perché solidarizza con compassione con l’uomo. Sembra allora che sia proprio la compassione il vero miracolo, la perla preziosa, oggi peraltro “merce rara”. Più che di moltiplicazione la grandezza sta nel gesto generoso del ragazzino che offre tutto quello che ha, oppure nel gesto di farli passare come “grazia” per mezzo delle proprie mani. Come ricorda anche Padre David Maria Turoldo «Credo sia più facile moltiplicare il pane, che non distribuirlo. C’è tanto di quel pane sulla terra che a condividerlo basterebbe per tutti» E’ un invito e un monito anche per noi a vivere come gesto qualificante della nostra fede la condivisione, la compassione, la solidarietà.