Quante esagerazioni, ingiustizie e formalismi in tanti ambiti della nostra società si sono visti anche quest’estate, ma quante ce ne sono anche nel mondo della Chiesa e della fede, dal mondo delle apparizioni a quello del tradizionalismo esasperato. Sembra che Gesù se la prenda proprio con questo mondo, di solito interpretato e sostenuto dai farisei, che dividevano il mondo e la realtà tra puro e impuro. Loro e gli ebrei osservanti rispettavano una montagna di prescrizioni (613 addirittura!) e sostenevano di averle ricevute da Mosè. Gesù disapprova questa precettistica senz’anima e dichiara: ‘Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti’: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me".
E pur avendo visto i grandi segni operati dal maestro di Nazareth, “Gesù viene rimproverato dalle autorità religiose per il fatto che i suoi discepoli non osservano certe regole di purità rituale.” Gesù allora approfitta della provocazione per andare all'essenziale, dando loro degli ipocriti, dicendo che è inutile osservare piccole scrupolose norme scordandosi la misericordia! Gesù insomma distingue le tradizioni degli uomini dalla Tradizione (rivelazione) di Dio. Ma forse la stessa realtà, lo stesso formalismo rischiamo di viverlo anche noi, ricordando ad esempio nelle confessioni le solite cose, spesso mi sento dire “a son simpri chés” come le chiamiamo e non il male più serio: l'indifferenza, il giudizio, le piccole disonestà, gli arrivismi, l’immagine di sé, il disimpegno nella comunità parrocchiale. Dal momento che stiamo andando verso l’inizio dell’Anno della Fede, possiamo dirci che così facendo rischiamo di “ingabbiare Gesù e la nostra fede in una serie di minime e soffocanti prescrizioni rituali lasciando perdere l'essenziale”, cioè il cuore. Gesù pone dunque l'accento sull'interiorità. Il suo insegnamento mira a debellare la pratica superficiale di un ritualismo puramente esteriore. Occorre vigilare sul cuore per non cadere in una pericolosa forma di illusione religiosa, cioè quella di sentirsi a posto perché si sono osservate determinate pie pratiche. E’ ben altro quello che ci contamina l’esistenza, dobbiamo puntare sulla “purezza del cuore”, dell’inquinamento del nostro mondo interiore, del grande buco, più rischioso di quello nell’ozono, che troviamo nella vita di fede che rende invivibile l’esistenza personale e comunitaria con i suoi efferati drammi che ci hanno toccati da vicino (Lignano) anche in questa estate che volge ormai al termine.