In questa festa dell’Addolorata il Vangelo della domenica riserva una domanda che Gesù fa ai suoi discepoli: «La gente, chidice che io sia?». A un probabile imbarazzo, Pietro prende la parola e gli rispose: «Tu sei il Cristo». Poi in verità nella vita Pietro rinnegherà quella risposta, nel suo tradimento e non solo. E’ facile dire a parole la fede, esprimendo la dottrina e anche in quest’anno della fede il rischio che si corre è quello di dare una specie di spolverata alla dottrina del Concilio Vaticano 2° e del Catechismo della chiesa cattolica, facendo finire magari tutto lì. “Non possiamo semplicemente e meccanicamente ripetere la dottrina della fede”, ha detto il nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Mons. Gerhard Ludwig Müller, ma come ci dice l’apostolo Giacomo, avere l’attenzione di tradurla in amore nel linguaggio dell’amore e della carità. Festeggiamo oggi la Beata Vergine Maria, in particolare il mistero del suo dolore. Vogliamo chiederci, chi tradusse la fede in amore, in un “sì”, in disponibilità totale e carità più di Lei? La sua vita fu tutta un sì, ma di concretezza, la sua fede in Dio nulla le risparmiò della durezza della vita. Chi più di lei guardando Gesù negli occhi sentiva nel cuore il riverbero della domanda “Chi sei Gesù?” e nello stesso tempo chi più di Lei lo ha confessato “Signore della sua vita” secondo la bella immagine che tre secoli più tardi sant’Ambrogio userà con quel “Cristo è tutto per noi”.
Chiediamo oggi a Maria di aiutarci nel cammino della fede per giungere ad una professione piena e sincera:”Cristo è tutto per me”.
don Maurizio