Dove sono le miei radici, verrebbe da chiedersi leggendo le letture di questa domenica. Il libro della Genesi ci dice che esse sono in Dio, nel mistero del suo atto creativo, cioè non sono nel caso o nel caos, ma in Lui e ancor meglio nella comunione con Lui e con gli altri perché non siamo un’isola, non possiamo vivere da soli, ma, richiamandoci a Sant’Agostino, “il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”, cioè in Dio, ma anche nei fratelli. Qui si fonda certamente anche il mistero e la vocazione della coppia, dell’essere per l’altro, in una parola dell’amore.
Ma con la lettera agli Ebrei diciamo che le nostre radici sono in Gesù che ha assunto totalmente la nostra natura umana anche “per mezzo delle sofferenze” perché lo sentissimo vicino in tutto, ma soprattutto perché comprendessimo che veramente il Dio di Gesù Cristo ci capisce e ha in se stesso la dimensione del “compatire”, cioè del “patire con”, cioè che è il Dio vicino. Per comprender questo grande mistero di Dio, la novità di Dio svelataci da Gesù di Nazareth, dobbiamo però uscire da noi stessi, farci poveri, umili, coltivare in noi quel “bambino” capace di stupore, di bellezza, di purezza, di limpidezza di sguardo, solo così entreremo nel Regno dei cieli, cioè entreremo anche in questa logica di Dio che segue criteri tutti suoi e proprio per questo fonte di salvezza e di vera gioia.
don Maurizio