“C’è una domanda che tante volte la gente rivolge a un sacerdote o ad un religioso: «Che cosa ci trova di così attraente nel fare la vita che fa?». Forse tanti rimangono stupiti dal «nulla» che apparentemente si ha seguendo Cristo. La meraviglia che si tramuta in domanda nasce probabilmente dal confronto che si fa con quanto invece offre la vita di questo mondo: una vita che può attrarre per i tanti idoli che si fanno amare con facilità e per come a volte riescono a contentare. La risposta è molto semplice: «Chi mi attrae fino alla follia è Gesù. Non è quindi prestigio o potenza, ma è la Persona più desiderabile che si possa incontrare; una Persona che offre semplicemente il Suo amore, come unico bene. Ma è un bene tanto grande che fa letteralmente sparire tutti gli altri beni».Difficile quindi decifrare il cielo che passa negli occhi di una persona che Dio ha chiamato a seguirlo, a stargli vicino.
Difficile capirne il cuore tanto ingrandito dall'amore di Gesù. Difficile spiegare tutto ciò che si vive, quando ci si è fatti prendere totalmente da questo amore. Sarebbe come spiegare il Paradiso. L'Evangelista Luca descrive minuziosamente la chiamata di Pietro: una chiamata fondamentale per la vita della Chiesa. Pietro era un pescatore che veniva da una pesca fallimentare. Aveva faticato tutta una notte sul lago di Tiberiade che conosceva palmo per palmo. Era in fondo una sua scelta di vita fare il pescatore. E un buon pescatore non esce mai in mare se non ha la quasi certezza di tornare con le reti piene. Tornare a mani vuote non voleva dire solo confessare una incapacità, ma anche e soprattutto non avere il sufficiente per vivere e fare vivere”. Anche noi viviamo un po’ la stessa situazione, è così facile che “ci prenda la paura o lo scoraggiamento 'Non so più cosa fare per mio marito, per i miei figli, i miei amici, per la mia comunità». Sono confessioni quotidiane che sentiamo uscire dalla bocca di tanti genitori, parroci, educatori, gente comune che in pratica di fronte alla sensazione del fallimento ripete le parole di Pietro: «Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla». Ed allora si sta stancamente a riva: senza osare mai, senza in pratica sfidare la parola di Dio che continua a dirci le stesse parole dette a Pietro: «Cala le reti al largo». E senza avere la fiducia di Pietro: «Sulla tua parola getterò le reti».Il nostro è tempo di inevitabili fallimenti, se vogliamo, ma di meravigliose sfide, che conoscono la loro audacia nella fiducia in Dio che se chiama e manda sa di avere una potenza tale da abbattere ogni difficoltà. E' tempo di coraggio evangelico, che non è esibizionismo di potenza umana, ma di umile servizio alla fede ed agli uomini. La storia di Pietro divenuto poi «pescatore di uomini' lo dimostra e non solo allora, ma in tutta la storia della Chiesa. Sono impensabili alla luce della chiamata di Gesù, comunità o famiglie che sono ripiegate su se stesse, come avessero scelto le catacombe per vivere la propria vita cristiana, anziché le vie del mondo per recare la luce a tutti gli uomini. Al Signore che diceva a Isaia: «Chi manderò e chi andrà per noi?».
Il Profeta rispose: 'Eccomi, manda me!'. Dovrebbe questo essere l'atteggiamento di chi sente dentro di sé l'amore di Dio e l'amore per gli uomini.”
Antonio Riboldi, vescovo