Un invito “a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore” in questo tempo di Quaresima. Lo ha rivolto Benedetto XVI in occasione della recita del penultimo Angelus da Pontefice con i pellegrini che hanno riempito piazza San Pietro per salutarlo. Nell’esperienza odierna sul monte Tabor, come ci viene narrata dall’evangelista Luca, Gesù rivelandosi nella sua dimensione divina a Pietro, Giovanni e Giacomo, è come se dicesse loro di non fermarsi alla dimensione umana, a ciò che vedono con gli occhi della carne, ma a scrutare il mistero di Dio che è sempre di salvezza anche dopo, una volta discesi quando bisognerà prendere il cammino della Croce. Anche dentro questo stupefacente invito di Dio che possiamo chiamare già vocazione-missione, l’Evangeslista sottolinea di che cosa è capace la nostra umanità, “Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno…” Un sonno che ritornerà la notte del Getzemani, nell’ora della Passione. C’è sempre questo rischio, di lasciarci addormentare dalla confusione del mondo che ci circonda e soprattutto da quella che alberga nel nostro cuore. Come ha ricordato il Cardinal Ravasi, nei giorni scorsi nel corso degli esercizi spirituali al Papa, “Noi rimarremo nella valle, dove c’è Amalek, dove c’è la polvere, dove ci sono le paure, i terrori, gli incubi ma anche le speranze, dove Lei Santità è rimasto in questi otto anni. D’ora in avanti, però, noi sappiamo che sul monte c’è la Sua intercessione per noi”.
Sentiamola forte questa intercessione e paternità di Papa Benedetto nel nostro cammino di Quaresima, andando verso la Pasqua e ci auguriamo un modo più vero di Essere Chiesa.
don Maurizio