La domenica Laetare, cioè della gioia, che caratterizza questa quarta domenica di Quaresima è illuminata dalla rivelazione del volto vero di Dio. Dio non è quello che fa crollare la torre di Sìloe, come abbiamo sentito nel vangelo di domenica scorsa, né quello che taglia l’albero di fico perché sono tre anni che non produce frutti, né fa parte, anche se quale rotellina preziosa, dell’apparato burocratico della Chiesa (casomai del suo mistero), ma è quel Padre misericordioso che ha pazienza nell’attendere che finalmente ritorniamo a Lui. Dio in altre parole è come il nostro "navigatore satellitare” ci indica le direzioni giuste, ma ci lascia liberi di non sceglierle.
Il Vangelo di oggi ci mostra chiaramente che c’è una premura con cui Dio interviene a salvezza dell'uomo, tutta la Scrittura ci mostra l'evidenza dell'amore divino di riconciliazione, della generosità con cui Egli interviene a beneficio dell'uomo anche quando questi non lo merita (come il figliol prodigo) e della continua misericordia che si rinnova ogni volta che l'uomo, nel peccato, manca di corrispondervi.
Dio Padre tuttavia non é paternalista, difende l'uomo, ma non gli usa protezione possessiva, quasi a soffocarlo fin quasi a togliergli la libertà, perché Egli ci ama di un amore puro e senza misura.
Ecco la fede, la vera esperienza religiosa è questa realtà liberante, si gioca in quel sacrario della coscienza laddove, ad esempio, Maria di Nazareth, pur non comprendendo fino in fondo e provando turbamento, disse il suo libero e generoso “sì” all'angelo. Per questo e solo per questo l’abbiamo accolta tra di noi, l’abbiamo pregata e contemplata in questi giorni di grazia per la nostra comunità. Come del resto abbiamo creduto che anche il passo storico della rinuncia di Benedetto XVI, come egli ce lo ha spiegato, è stato un atto di fiducia e di amore preso davanti a Dio nel sacrario della sua coscienza, quel luogo che la Gaudium et spes afferma rappresentare “il nucleo più segreto e il sacrario inviolabile dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria".
Prepararci alla Pasqua significa riconoscere questo volto inedito di Dio, la sua bellezza e bontà, il suo rispetto per l’uomo sempre, anche quando pecca, anche quando si allontana da Lui, perché Dio non vuole altro mezzo per attirarci a sé se non quello dell’amore, di un amore più grande di quello che noi possiamo razionalmente pensare.
don Maurizio