“Io vado a pescare", questa frase che Pietro pronuncia ai suoi compagni, ha tutto il sapore della resa, del ritornare sui suoi passi, alla vita di prima, come se chiudesse una parentesi, quella dell’avventura durata tre anni nel seguire il Maestro, il Signore Gesù.
L'ultima volta che Pietro aveva pescato, tre anni prima, era stato a Cafarnao, sul lago di Tiberiade (cfr.Lc. 5,2). Ora era davvero tutto finito, finita ogni illusione. Ciascuno di noi vive questa esperienze, le sue illusioni e rassegnazioni. La risposta degli altri apostoli non si fa attendere "Noi veniamo con te", il “mollare” la depressione è sempre contagiosa …oppure può essere un gesto di grande solidarietà e amore, stare vicino a chi si trova in crisi di fede, a chi si rassegna all’evidenza degli eventi. Ma porre nuovamente mano all’aratro, come dice il Vangelo, non porta a nulla, pescano invano per tutta la notte, il ritornare sui propri passi, il gettare la spugna non porta a nulla, il non chiedere la misericordia di Dio ci porta ancora più in basso, direbbe Papa Francesco!
Ma Gesù si avvicina a loro e con questo suo venire Vita della comunitÀ sorge l’alba di un nuovo giorno che, se umanamente parlando non è più tempo per la pesca, contro qualsiasi legge e previsione razionale, porterà l’abbondanza della vita, dell’amore di Dio, una speranza incrollabile fino alla testimonianza della martirìa. Dopo le rassegnazioni, il tradimento, i fallimenti nella vita e nella relazione con Gesù, il rinnegamento della fede, rappresentanti da Pietro, Gesù gli chiede nuovamente: “Mi ami tu più di costoro?”
Il Signore non guarda al passato, ma scruta il futuro, guarda il cuore, vuol sapere se lo ama ancora, se c’è ancora spazio per lui … Pietro è come se rientrasse in sé, capisce che andare a lavorare, a pescare, rientrare in quella vita che ci fa fare mille cose in fondo ci fa scordare di amare, con un moto del cuore recupera quel tvb … sì! Ti voglio bene! Che apre ogni porta, anche quella del cielo.
don Maurizio