Ma perché Gesù se n’è andato? Non ci avrebbe aiutato di più se fosse rimasto?
A volte è così dura la vita, è così difficile credere, la sua presenza non avrebbe reso più facile tutto questo?
Domande legittime, probabilmente se le saranno fatte già gli apostoli, ma forse Gesù se non fosse asceso al Padre sarebbe rimasto, umanamente parlando, limitato alla Palestina a questo o a quel luogo. L’Ascensione, il ritornare al Padre, ha esteso con il dono dello Spirito la sua presenza e il suo amore. Tutti gli uomini così nei luoghi più disparati della terra hanno potuto e lo possono ancora incontrare.
Lo abbiamo sentito dire tante volte dai missionari che andando in terra di missione per annunciare il Vangelo, hanno avuto la netta sensazione di esser stati preceduti … da qualcuno, dallo spirito di Gesù risorto che in modo diversificato aveva già parlato ai cuori di quelle persone. La festa dell’Ascensione ha un’altra caratteristica per noi preziosissima e di grande conforto, quella che ormai nel mistero di Dio, c’è presente in modo unico la nostra umanità nella persona del Figlio. Già con la storia umana di Gesù di Nazareth, ma ancor più con il mistero dell’Ascensione, nessuno può più dire: "Dio non conosce la mia sofferenza" oppure: "Che c’entra Dio con la mia vita ?". Dio sa, Dio conosce, è al corrente, ormai vive con l’«umanità». Certo nell’esperienza umana ci sono dei passaggi da accettare, dei venir meno di presenze preziose e care, così anche nella Storia della salvezza, della nostra fede. Ma con l’Ascensione,
Cristo non più sensibilmente visibile e fruibile, rende ancor più forte la sua presenza, unione di Dio con la nostra umanità, facendoci entrare definitivamente nell’amicizia con Dio. L’ammonimento dei due uomini in bianche vesti : «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? vale anche per noi. Lo sguardo al cielo ci è permesso unicamente per dirci che là sono i valori che non tramontano, l’amore, la verità, Dio stesso, tutto il resto passerà, è un passaggio verso la meta, quella pienezza che trascende, che supera di molto la nostra attuale esperienza di vita.
don Maurizio