Siamo entrati nelle domeniche del tempo ordinario della Chiesa, ma la parola di Dio di oggi fa sì che questa domenica sia ancora una domenica “straordinaria”…
Nella prima lettura dal primo libro dei Re in un contesto di morte, di tristezza di angoscia e rassegnazione abbiamo sentito l’esclamazione di Elìa: «Guarda! Tuo figlio vive». Nel vangelo di Luca, stesso contesto forse ancor più tragico, abbiamo colto quasi un comando di Gesù: «Non piangere!». E poi «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Siamo qui oggi raccolti attorno all’altare per accogliere questo messaggio, questo annuncio di vita, questa lieta notizia, per attingere dal Signore e dalla comunione con Lui, al suo corpo e al suo sangue, la forza per affrontare le difficoltà di ogni giorno. Siamo qui per fare esperienza di questa “compassione” di Gesù che è il miracolo continuo, permanente di Dio, compassione e misericordia che fanno rifiorire la vita.
E questo anche se il Signore ci coglie così come siamo, cioè poveri, con tutte le nostre fragilità e peccati, proprio come ha colto i suoi apostoli in quell’ultima Cena, manifestando pure il loro peccato, la loro indegnità: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà» (Mt 26, 21). Ma Gesù ugualmente come nella notte in cui veniva tradito ci dà oggi, ancora una volta, la prova suprema dell’amore: donando il suo Corpo, versando il suo Sangue. Le sue parole, mentre è a tavola, non sono un semplice augurio, non sono soltanto il dono di una speranza e nemmeno promettono un premio per i buoni, per i migliori, dà se stesso per i più poveri e per i più indegni. Compie i gesti che investono tutta la sua vita, come è stata fino a quel momento e come si concluderà sulla croce, nel dono supremo di sé. E la consegna che fa, ci vede fedeli a lui: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19)
Il “fate questo in memoria di me” che riascoltiamo sempre nella Messa fa un tutt’uno con le parole del Vangelo laddove Gesù dice:
«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
In queste parole leggiamo quella forza che fa appunto rifiorire la vita, come abbiamo ascoltato dalla pagina evangelica, quella forza che può far rifiorire la nostra vita, che può farci passare dalla morte della rassegnazione, del dubbio, della stanchezza, alla vita della speranza ritrovata … Questi ideali li dobbiamo tutti trasmettere alle giovani generazioni, Quanto è difficile nel nostro tempo, prendere decisioni definitive, - ha detto Papa Francesco - ci seduce il provvisorio, siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà, e invece dobbiamo tendere a grandi ideali". …(l’ho sperimentato in questi giorni in montagna con i nostri bambini della Prima Comunione e con i catechisti.) E’ possibile trasmettere degli ideali ai bambini, loro li hanno già dentro in qualche modo, ma non solo a loro …
don Maurizio