L’evento di lunedì scorso, la visita di Papa Francesco a Lampedusa è stata la traduzione concreta del Vangelo che oggi la liturgia ci offre. Quella strada pericolosa, la Gerusalemme Gerico che oggi è ad esempio la rotta di mare Africa-Lampedusa-Europa ma quest’ultima ancor di più pericolosa di quella evangelica, anzi drammatica se negli ultimi vent’anni quasi venticinquemila sono stati i morti nel Mediterraneo, ci chiama a riflessione.
Certo noi non possiamo risolvere quei gravi problemi, eppure si potrebbe dire che il Vangelo di oggi ci invita a ricercare e a tenere gli occhi aperti, su tante occasioni che nella vita ci offrono l’opportunità di assumere “nuovi stili di vita”, dentro o sulla strada di Gerico verso Gerusalemme. Strada di Gerico che è la nostra quotidianità, la cronaca di tutti i giorni, quel nostro mondo violento e contradditorio che non si accorge più di Dio...verso la Gerusalemme (che è l’esperienza di fede, l’appartenenza alla Chiesa) fatta di case-comunità che sappiano condividere amicizia e infondere fiducia a vicini e lontani, dove le nostre famiglie siano, almeno per uno dei tanti malcapitati della storia, «il tempio di Dio che offre bellezza e protezione».
E’ proprio vero oggi il cristiano, in questi giorni ancora una volta Papa Francesco è “riconosciuto” cioè apprezzato, le sue parole e i suoi gesti lasciano il segno, entrano nel cuore anche dei non credenti perché trasudano di quelle parole che leggiamo nel Vangelo di Giovanni: “Da questo, tutti vi riconosceranno, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv. 13,35); l'amore, dunque, è il distintivo dei cristiani, e non solo, perché senza amore, l'uomo perde la sua stessa identità, ma anche perché senza amore, qualunque forma di vita sociale, relazionale, diventa soltanto terreno di conflitti e di morte … come ci testimonia la vicenda del Vangelo o la storia di Lampedusa … Abbiamo bisogno di riscoprire e far nostro ogni giorno questo comandamento che Gesù ripropone al maestro della Legge «... amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo, poi, è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c' è altro comandamento maggiore di questi.» Due imperativi, che si richiamano a vicenda, dato che, come l''apostolo Giovanni nella sua Prima Lettera ci insegna: " Chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede."(I Gv.4,20) E’ difficile vivere questo in questo nostro tempo? No ci dice già nell’antico testamento il libro del Deuteronomio:" Questo comando non è troppo alto, né troppo lontano. ..Non è nel cielo... Non è al di là dal mare,... al contrario, questa parola è molto vicina, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica»
La forza per viverlo è quella Parola di dio che ci è stata oggi annunciata, che ci è scesa nel cuore, è quel pane di vita che tra poco la nostra bocca accoglierà, il Signore faccia sì che ci trasformi in quel buon Sammaritano che non fa miracoli ma gesti di amore che salvano e danno tanta speranza, proprio come abbiamo visto ha fatto, al di là di tutte le parole e le politiche mancate, degli ultimi anni, Papa Francesco, preceduto anche in quella lontana periferia dalla grazia del Signore.
don Maurizio