In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Questa finale del Vangelo di oggi Gesù non l’ha detta per farci prendere paura, per metterci ansia, ma perché non ci perdiamo, perché non ci attacchiamo morbosamente alle cose di questo mondo, come l'uomo ricco della parabola di domenica scorsa, siamo invitati a seguire l’invito di Gesù ad arricchirci davanti a Dio, perché sorprendente sarà l'atteggiamento del padrone: se li troverà pronti, sarà lui a stringersi le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà lui a servirli! Con questa parabola ambientata di notte, Gesù prospetta la vita come una veglia d'attesa, che prelude al giorno luminoso della vita eterna. La domanda che ci facciamo: crediamo ancora nella vita eterna?
In Francia otto cattolici su 10 sperano nella vita eterna. Un francese su tre crede al paradiso dopo la morte Solo il 14% degli svizzeri crede ancora all'aldilà cristiano. E noi…? Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice: "Chi crede in me ha già la vita eterna"! Allora il problema radicale è quello della fede, il resto vien da sé! Nel suo messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale, pubblicato in questi giorni, Papa Francesco ci parla proprio della fede. La fede è dono prezioso di Dio, il quale apre la nostra mente perché lo possiamo conoscere ed amare. “Dio ci ama! La fede, però, chiede di essere accolta, chiede cioè la nostra personale risposta, il coraggio di affidarci a Dio, di vivere il suo amore, grati per la sua infinita misericordia. E' un dono, poi, che non è riservato a pochi, ma che viene offerto con generosità.
Tutti dovrebbero poter sperimentare la gioia di sentirsi amati da Dio, la gioia della salvezza! Ed è un dono che non si può tenere solo per se stessi, ma che va condiviso. Se noi vogliamo tenerlo soltanto per noi stessi, diventeremo cristiani isolati, sterili e ammalati.
Ogni comunità è “adulta” quando professa la fede, la celebra con gioia nella liturgia, vive la carità e annuncia senza sosta la Parola di Dio, uscendo dal proprio recinto per portarla anche nelle “periferie”, soprattutto a chi non ha ancora avuto l’opportunità di conoscere Cristo. La solidità della nostra fede, a livello personale e comunitario, si misura anche dalla capacità di comunicarla ad altri, di diffonderla, di viverla nella carità, di testimoniarla a quanti ci incontrano e condividono con noi il cammino della vita.”
Ritorneremo, col nuovo anno pastorale, in particolare su questo messaggio del papa, perché invita ad una svolta anche il nostro modo concreto di vivere l’esperienza di Chiesa e la pastorale in genere.
La Vergine Maria che tra qualche giorno festeggeremo Assunta in cielo, interceda presso il suo Figlio per la crescita della nostra fede in Lui.
don Maurizio