Il Vangelo di Luca ci presenta questa domenica un fare usuale di Gesù, accettare l’invito a un banchetto che per il Maestro era “simbolo della fraternità e pulpito del suo annuncio di un Dio e un mondo nuovi.” Ma notando che con il solo entrare nella sala gli invitati entravano in un clima di competizione, umiliando così il senso della cena insieme che è la condivisione, Gesù reagisce narrando una parabola.
Quando sei invitato va a metterti all'ultimo posto e non per umiltà o per modestia, ma per creare fraternità, per dire all'altro: prima tu e dopo io; tu sei più importante di me; vado all'ultimo posto non perché io non valgo niente, ma perché tu, fratello, sia servito per primo e meglio. L'ultimo posto non è una condanna, è il posto di Dio, venuto per servire e non per essere servito.
La pedagogia di Gesù è «opporre ai segni del potere il potere dei segni».
Questa immagine di don Tonino Bello la vediamo quotidianamente concretizzarsi nei gesti di Papa Francesco che non sono solo da contemplare e apprezzare, ma da copiare, da imitare …
Solo scegliendo l’ultimo posto, solo cioè recuperando nella nostra vita un po’ di umiltà noi potremo invertire quella scala di valori che oggi è sfigurata non solo paragonandola al Vangelo, ma all’umano, al buon senso … Ma c’è un altro particolare del brano evangelico che oggi ci interessa particolarmente, quando Gesù dice, rivolto a colui che l'aveva invitato: Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini. Esci cioè da quella logica del dare-avere, da quella smania di difendere le tue cose, di proteggere i tuoi beni. Dalla logica del baratto a quella del dono, del farti solidale, della gratuità. E’ in fondo il senso delle prime domeniche del mese, le “domeniche della carità”, dove almeno come segno possiamo riscattarci dalla logica dell’avere per noi, dell’accumulo familiare, per includere un po’ anche gli altri, quei mondi lontani e poveri di cui parla Gesù: “poveri, storpi, zoppi, ciechi.” Categorie che oggi sono cambiate, ma che comunque sono sempre quelli che nessuno accoglie. In altre parole fare comunione, donare in perdita, fare un investimento per il cielo … E infatti Gesù conclude «E sarai beato perché non hanno da ricambiarti». Sarai beato, troverai la gioia e il senso pieno del vivere nel fare le cose non per interesse, ma per generosità. È la legge della vita: per star bene l'uomo deve dare, amando per primo, in perdita, senza contraccambio.