Oggi la liturgia ci regala una delle parabole più conosciute, ma anche inquietante, Luca è il cantore della misericordia di Gesù, di Dio, eppure qui ci parla anche di inferno … Ma forse ancor di più, il messaggio che l’evangelista ci vuol dare è quello che Dio difende gli ultimi e prende la parte dei diseredati. Infatti lo stesso nome Lazzaro, è il diminutivo greco del nome ebraico Eleazaro che significa «Dio aiuta, Dio soccorre». Ed è bello notare come questo povero ha un nome, cioè esiste, mentre il ricco viene lasciato nell’anonimato, senza volto e senza nome!
Il problema della parabola non è che il ricco è cattivo e Lazzaro buono, la parabola non condanna le ricchezze dell’epulone … non dice neppure che fosse un oppressore o un violento, ma semplicemente poteva fare e non ha fatto, non si è accorto, voluto accorgere del povero. Talmente preso dai suoi affari (dalle sue cose) non si è accorto di chi aveva vicino e si è dimenticato di quelle virtù umane e spirituali che secondo Basilio di Cesarea (grande padre e dottore della Chiesa vissuto 3 secoli dopo Cristo) sono caratteri distintivi del cristiano: la vigilanza e l’attenzione. Nella conclusione delle sue Regole morali troviamo scritto: Che cosa è proprio del cristiano? Vigilare ogni giorno e ogni ora, ed essere pronto nel compiere perfettamente ciò che è gradito a Dio, sapendo che nell’ora che non pensiamo il Signore viene.
don Maurizio