La parabola del fariseo e del pubblicano di solito viene interpretata come una duplice tipologia di fedele, l'una alternativa e di segno opposto, rispetto all'altra: o si è come il fariseo, oppure come il pubblicano. Ma possiamo dire che in entrambi i personaggi della parabola ci sono aspetti buoni, che dobbiamo cogliere e dei lati negativi, da evitare.
Il lato positivo del fariseo è la consapevolezza del bene: l'onestà, la giustizia, la fedeltà.. Il peccato è semmai quando ci si lascia prendere dall’orgoglio. Ci vuole così poco per cadere nella trappola della superbia, non è necessaria alcuna fatica, basta assecondare l'istinto, lasciarsi andare, non vigilare con …la preghiera. Il pubblicano possiede il lato positivo della consapevolezza del suo peccato e lo confessa senza nascondersi dietro a un dito, e neppure invoca il fatto che "...tanto, lo fan tutti, chi più chi meno", altra scusa diffusissima tra i cristiani, quasi che il male diventasse un bene, solo perché lo fanno tutti.
C’è un lavoro, un impegno dunque da prendere, non una rassegnarsi all’ineluttabilità della nostra situazione presente, perché scrive S.Agostino: "Colui che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te!" C’è la Grazia di Dio, la sua infinita misericordia, come ci ricorda spesso Papa Francesco, ma dobbiamo collaborare con essa, fare la nostra parte.
Per una felice coincidenza, in queste domeniche di ottobre, diverse coppie hanno chiesto di poter ricordare il loro anniversario, 25 e 50 anni di matrimonio, nella Messa parrocchiale della comunità. In un tempo in cui viviamo la realtà di un mondo nel quale «purtroppo si constata il moltiplicarsi della convivenza, delle separazioni e dei divorzi, la fedeltà dei coniugi è diventata di per se stessa una testimonianza significativa dell’amore di Cristo, che permette di vivere il matrimonio per quello che è, cioè l’unione di un uomo e una donna che, con la grazia di Cristo, si amano e si aiutano per tutta la vita, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia». Questa testimonianza é preziosissima ricordava tempo fa il papa emerito Benedetto XVI, perché «da essa i figli apprendono senza parole che Dio è amore fedele, paziente, rispettoso, generoso», in un tipo di fedeltà impossibile «senza la grazia di Dio». Questo l’abbiamo notato soprattutto negli occhi dei bambini presenti sempre con il catechismo e con le associazioni alla Messa parrocchiale e l’abbiamo riscontrato nel parlare libero sul sagrato con le giovani coppie di sposi. Ben venga allora questo voler ricordare non privatamente, ma con la comunità questi traguardi, essi sono segno credibile della verità dell’amore, dei valori della famiglia e del matrimonio cristiano.
don Maurizio