Oggi l’immagine del foglietto ha un po’ scombinato l’impaginazione, ma pensavo fosse importante per il significato che l’immagine stessa ha. Mostra infatti alcune croci realizzate con il legno dei barconi che si infrangono sulle coste o arrivano al porto di Lampedusa con il loro carico di umanità, di sofferenza, di rifiuto e purtroppo spesso di morte. Una di queste croci, fatta con devozione e passione dal falegname lampedusano Francesco Tuccio ci è stata donata dalla Fondazione “Casa dello Spirito e delle Arti” di Milano e riassume in sé le speranze infrante, il dramma, la sofferenza, la morte di tanti fratelli e sorelle. Le prime parole del libro della Sapienza che la liturgia ci riserva questa domenica ci fanno ripensare alle giornate trascorse di Ognissanti
e della Commemorazione dei defunti che abbiamo appena celebrato. Dicono infatti:
”Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato”.
Ma non dobbiamo pensare solo che per Dio siamo preziosi per la vita eterna…siamo preziosi anche in questa vita! E la pagina del Vangelo lo attesta, l’inaspettata iniziativa di Gesù che “alza lo sguardo”, che vuol scovarci dai nostri nascondimenti, che vuole strapparci dalle nostre paure, che vuole recuperare i nostri handicap della vita che forse ci hanno fatto sentire inferiori, dalle nostre "bassezze" e miserie per darci la salvezza, la gioia di vivere, la pace, per ricrearci il cuore.
Così è capitato a Zaccheo, Gesù gli si fa vicino, lo invita a scendere dalla pianta, si autoinvita a casa sua, gli trasforma la vita. Questo il Signore desidera e può farlo con noi, perché Egli cerca chi è perso, per salvarlo. Zaccheo è convertito non dal giudizio o da una sentenza di Gesù, dalla logica della “giustizia” umana ci ha ricordato domenica scorsa don Samuele, ma dalla sua accoglienza, dalla sua vicinanza, dai suoi gesti di amicizia.
Accogliamo nella nostra vita questo Dio che ci ama con tenerezza. Papa Francesco ce lo ricorda spesso “Il Signore conosce quella bella scienza delle carezze, quella tenerezza di Dio. Non ci ama con le parole. Lui si avvicina – vicinanza – e ci dà quell’amore con tenerezza. Vicinanza e tenerezza! Queste due maniere dell’amore del Signore che si fa vicino e dà tutto il suo amore con le cose anche più piccole: con la tenerezza. E questo è un amore forte, perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la fortezza dell’amore di Dio”.
Don Maurizio