Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino. (Fil 4,4.5)
Oggi, domenica Gaudete, “della gioia”, tutto parla di gioia, certo si avvicina il Natale, ma c’è davvero qualche motivo per cui rallegrarsi? Come essere lieti, oggi, in questo nostro tempo? Guardando il mondo intorno, la violenza, l'ingiustizia, la guerra, l'insopportabile cattiveria che continua verso i bambini, le donne, gli indifesi… non dovremmo essere pieni di tristezza? Anche solo pensando alla nostra stessa vita, che si consuma giorno per giorno, fatta di sogni e promesse non mantenute, non realizzate, dove la speranza (non ce la lasciamo rubare come ci invita Papa Francesco!) ma di fatto vediamo che si scioglie poco a poco come neve al sole.., non dovremmo provare almeno un po’ di amarezza e rassegnazione? Eppure l'invito dell'Avvento è chiaro: "Rallegratevi!". Siate contenti, non perché siano scomparse la sofferenza e le lacrime, una specie di far finta di niente…
"Rallegratevi!" perché, come dice il profeta Isaia: "Egli viene a salvarvi". Questa è la nostra felicità: non una speranza probabile, lontana ed irraggiungibile, ipotizzata per calmare un poco i dubbi e tirare avanti, per stemperare le amarezze e le sconfitte della vita. La speranza è oggi, è quella via santa dove camminiamo perché riscattati dal Signore, via di gioia e di felicità, dove fuggono la tristezza e il pianto. È la via dell'amore; una via sempre santa perché accoglie tutti e porta verso il Signore. Sì la sua infinita misericordia. La gioia non viene data dal vivere nella sazietà e nella ricchezza. La gioia del Signore è riservata a chi è sprofondato nelle difficoltà, a chi è prigioniero come Giovanni Battista, a chi è indebolito come gli anziani, che ho visitato in questi giorni, ai tanti che sperimentano il dolore lancinante della perdita di una persona cara…ad alcuni dei quali mi è stato dato di farmi vicino.
Certo abbiamo anche noi bisogno di un segno, come del resto ne sente il bisogno il Battista che è in prigione. Ha bisogno di sapere e chiede. E’ bella quest’immagine di Giovanni perché pur essendo incatenato, diciamo senza futuro umanamente parlando, non è abbattuto, non smette di sognare, di aspettare, di cercare ciò che deve venire.
E si chiede: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?". Quanti vorrebbero trovare una risposta a questa domanda di sicurezza, di speranza, di compimento! Giovanni ha la forza di presentare a Gesù i suoi dubbi. Si fida e chiede. Non crede a se stesso, ma alla parola di Gesù. Il Signore dà una risposta molto concreta: "Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti resuscitano e ai poveri è annunziata la buona novella". C'è un modo di conoscere il Signore, di sapere che Lui è presente nella storia, nella nostra vita, e questo modo è quello di scorgere i segni della sua presenza. Anche per questo dobbiamo mettere in pratica il Vangelo: perché da come ci amiamo, da come viviamo, dalla nostra "testimonianza" concreta, dalle opere di amore tanti possano riconoscere la sua presenza nella nostra vita ed in questo mondo.
Natale è questo rallegrarsi perché il Signore è presente, è vicino, si fa vicino, solidarizza con noi fino in fondo. Certo non tanto nell’immagine del presepe, ma nella verità della nostra storia quotidiana, in tante persone più capaci di noi (e parlo anzitutto per me!) di portare con amore quelle catene a cui tante volte la vita ti obbliga ti condanna e restare comunque libere nel cuore, felici e capaci di dare un sorriso, e restare comunque fedeli e amanti del Signore Gesù.
E allora il Natale che ci apprestiamo a celebrare, rafforzi in noi questa speranza fino a divenire certezza di fede, il Signore ci è vicino, non ci abbandona, Egli è l’Emmanuele, il “Dio con noi”.
Porti a tutti il Signore Gesù, in particolare a chi vive sofferenze del corpo e dello spirito, la mancanza di lavoro e/o di affetti, porti la serenità che solo il Buon Dio può dare. Un augurio riconoscente in particolare ai diaconi, a tutti coloro che con il loro servizio e disponibilità contribuiscono al bene della comunità nella catechesi, nel decoro delle Chiese e nella loro custodia, nel portare l’Eucaristia agli ammalati, in tante presenze che non si vedono facilmente ma che ci sono.
Buon Natale! Vesel Božič! Bon Nadâl!
don Maurizio