Il Vangelo di Marco mette oggi in bocca a Gesù una frase densa di significato: «Passiamoall’altra riva».
Come tutte le parole riportate dai Vangeli non sono semplicemente la registrazione quasi giornalistica di un fatto avvenuto, ma sono parole pregnanti, parole di vita, valide per tutti i tempi e tute le situazioni dell’esistenza, parole rivolte anche a noi.
Credo che quel comando di Gesù "Passiamo all'altra riva", debba essere sentito da ognuno di noi in questo tempo particolare, come un vero e proprio appello di salvezza.
Viviamo un momento di transizione a tutti i livelli, anche nell’esperienza di fede, è in corso una rivoluzione in tutti i campi, non solo del tanto pubblicizzato digitale terrestre, ma un’accelerazione della storia e della nostra vita.
Eppure c’è il rischio che nonostante tutto questo, il passaggio, il cambiamento, la rivoluzione sia solo apparente, cambiano gli involucri, ma il contenuto è lo stesso, stando al Vangelo, in altre parole, c’è il rischio che si torni alla riva di sempre, senza essere approdati realmente all'altra riva. Il comando del Signore è chiaro: bisogna "passare all'altra riva".
E il Vangelo stesso ci dice che non è cosa facile, è una traversata nelle tenebre, di notte, forse per questo Gesù dorme. Anche il nostro mondo è segnato dalle tenebre, dov’è difficile vedere la rotta, non si è spinti a lasciare le proprie sicurezze, il già sperimentato, eppure Gesù chiede di passare all’altra riva.
Leggo in questo un invito molto concreto che ci viene chiesto, quello di “cambiare”, di passare all’altra riva nel modo di essere, di fare comunità, di educare alla fede nel catechismo parrocchiale nella vita delle nostre associazioni, nelle relazioni umane di ogni giorno, perché così non va, o meglio non ci si può accontentare, non ci si può fermare.
Sono tante le cose che abbiamo preso con noi sulla barca della vita, della Chiesa, delle nostre attività, forse dimenticandoci che chi non possiamo non avere con noi è il Signore Gesù. Quanti ci siamo ricordati giovedì 11 giugno di partecipare al Corpus Domini? Tutto rischia di diventare più importante del Signore, come avviene per coloro che l'hanno ormai messo in soffitta.
C’è oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia. E’ sempre forte la tentazione di ridurre la preghiera a momenti superficiali e frettolosi, lasciandosi sopraffare dalle attività e dalle preoccupazioni terrene. (Benedetto XVI, Omelia Corpus Domini 2009).
Anche la mula affamata da più giorni, raccontano gli scritti di Sant’Antonio,davanti al Santo di Padova che teneva in mano l’Eucaristia, si inginocchiò davanti a Gesù non guardando neppure la paglia e … noi spesso invece rischiamo di cercare soprattutto la paglia e paglia rischieremo di trovare nella vita...
don Maurizio