Potrebbe sembrare questa ricorrenza qualcosa di lontano e avulso dal nostro cammino di fede, anzi, forse, oggi fuori luogo. Invece se collocata storicamente, ma ancor più se vista per ciò che essa evoca è un grande dono. Infatti questa festa rimanda alla sapienza, al coraggio, alla forza della predicazione che caratterizzò sì la vita del Santo, ma che dovrebbe essere propria di tutti i credenti. Sant’Antonio era solito recitare prima della predica una preghiera che diceva così: «Fa’, Signore, che la mia lingua scocchi come freccia per proclamare le tue meraviglie…». Sant’Antonio in altre parole chiede a Dio di poter utilizzare la propria lingua per poter lanciare “parole d’amore” che proclamino le “meraviglie del Signore”. Questo atteggiamento della lode senza paura e senza vergogna, è stato evocato ultimamente in un’omelia dal Papa, il quale ha detto: «La gioia della lode ci porta alla gioia della festa. La lode ci fa fecondi!, al contrario di coloro che «si chiudono nella formalità di una preghiera fredda, misurata, forse finiscono nella sterilità della sua formalità» La "freccia della lingua" di frate Antonio indica «la meraviglia del vivere in costante ricerca del senso da dare alla propria esistenza. Ma non soltanto predicazione, quella del Taumaturgo, bensì anche testimonianza personale, vita vissuta nel mettere in pratica la volontà del Signore.
Sant’Antonio chiede a Dio di poter utilizzare la propria lingua per poter lanciare “parole d’amore” che proclamino le “meraviglie del Signore”. Questa parresia, ma anche la libertà di esprimere in modo affettivo la lode al Signore forse oggi a noi manca, ma è invocata sempre più spesso da Papa Francesco, perché senza questa il cristianesimo diventa insipido, non fecondo. E infatti, in proposito, sempre in una delle sue ultime omelie a Santa Marta così si è espresso: «Ma, Padre, questo (questo modo di pregare, di lodare) è per quelli del Rinnovamento nello Spirito, non per tutti i cristiani!”. No, la preghiera di lode è una preghiera cristiana per tutti noi! Nella Messa, tutti i giorni, quando cantiamo il Santo… Questa è una preghiera di lode: lodiamo Dio per la sua grandezza, perché è grande! E gli diciamo cose belle, perché a noi piace che sia così. “Ma, Padre, io non sono capace… Io devo…”. Ma sei capace di gridare quando la tua squadra segna un goal e non sei capace di cantare le lodi al Signore? Di uscire un po’ dal tuo contegno per cantare questo? Lodare Dio è totalmente gratuito! Non chiediamo, non ringraziamo: lodiamo!». E allora concludiamo con un altro pensiero del Serafico padre che scriveva: “La carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore, la fede muore” (Sermones Dominicales et Festivi II). Noi abbiamo la “memoria fisica” della viva testimonianza di fede di Antonio, è questo oggi il senso della nostra venerazione verso di lui.
don Maurizio