Questa seconda domenica di Quaresima ci porta dal deserto delle tentazioni al Tabor, alla dolcezza della trasfigurazione. E’ questo il cammino di Gesù, ma anche di ogni suo discepolo, in un binomio di tenebre e luce, di morte e vita. Da una parte l’evangelista dice: “E fu trasfigurato davanti a loro” quasi per sottolineare l’azione del Padre, dall’altra nelle parole: ”Il volto risplendeva come il sole”, dice che la luce veniva da lui, il sole infatti brilla di luce propria, ce lo ricorda il Credo, Dio da Dio, Luce da Luce. Gesù è lo stesso, ma la sua figura era "trasfigurata". E come il sole chiama alla vita, fa rifiorire la vita.
Ecco noi, come il mondo vivente della natura, siamo chiamati ad accogliere questo sole-luce, a fare cioè l’esperienza della trasfigurazione, per trasformare questa esperienza-luce in vita.
Nel battesimo che abbiamo ricevuto ci è stata donata questa luce, siamo chiamati a mantenerla viva, e particolarmente in questo tempo di Quaresima siamo chiamati a impegnarci forse a liberare la luce sepolta in noi. Certo sono preziosi i momenti di entusiasmo, come quello di Pietro, ma non bastano, dobbiamo stare con la realtà, con il mondo, nella storia, in altre parole la fede per essere forte e viva deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» gridato a pieno cuore.
E allora questo tempo quaresimale più che un tempo di penitenza, è un girarsi verso la bellezza e la luce. Acquisire fede significa acquisire bellezza del vivere, acquisire che è bello amare, abbracciare, dare alla luce. E San Paolo scrive a Timoteo una parola bellissima: Cristo è venuto ed ha fatto risplendere la vita. Non solo il suo volto, non solo le sue vesti sul Tabor, non solo i nostri sogni. Ma la vita, qui, adesso, di tutti.
Ha riacceso la fiamma delle cose. Possa questa visione positiva, trasfigurata di noi stessi, del mondo, della vita far parte del nostro sentire e del nostro credere. In un tempo difficile, segnato da tanta sofferenza, male, lutti, sangue innocente versato, ultimo, mentre scrivo queste righe la sera del 9 marzo, le tre sorelline uccise a Lecco dalla madre, possa questa visione che ci offre il Vangelo essere anche nostra e diventare per tutti testimonianza di amore.
don Maurizio