Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo. Sono parole poetiche di don Tonino Bello che parla della passione di Gesù in croce, ma che forse ci fa comprendere anche lo stato d’animo, il cuore della Samaritana. Anche qui c’è un mezzogiorno, una sofferenza, una mancanza, un’aridità esistenziale.
Si trovano tutte e due li, Gesù e questa donna, presso questo pozzo di pietra che a me richiama le giare di pietra delle nozze di Cana, umanamente capaci solo di contenere acqua, che non dà gioia a differenza del vino, che sostanzialmente non dà vita. Ed è bello vedere lo stile evangelizzatore di Gesù che non parte da discorsi teologici, da teorie, noi diremmo oggi da pastorali tecnologiche, da tablet!
Il dialogo infatti comincia da elementi semplici, quotidiani, concreti, motivati dal fatto di trovarsi entrambi in quel momento nello stesso luogo: Gesù ha sete e la donna è lì con l’anfora per prendere l’acqua. E Gesù trasforma quest’incontro fortuito al pozzo di Giacobbe in un dialogo di vita e di fede. Che esempio per noi, per il nostro essere cristiani, anzi Papa Francesco ha detto “discepoli-missionari".
Questa donna non vede in Gesù uno che da un pulpito la sovrasta e la accusa, ma un uomo assetato come lei e che le si pone davanti con una richiesta semplice. Gesù ben presto si dimentica che ha sete e che è stanco, e anche la donna ben presto dimentica la sua anfora e il suo compito di attingere al pozzo. Le cose di prima sono passate; ecco, ne sono nate di nuove, dirà l’Apocalisse. Un pozzo di insegnamenti anche per noi!
don Maurizio