Queste due domeniche ci presentano un Gesù che tocca con mano l’incomprensione dei “suoi”, non quella che si sarebbe potuto aspettare, “quella l’uomo che non riesce a capacitarsi del fatto che Dio sia così dimesso, così povero, così fragile, così attaccabile, Gesù è veramente una contraddizione nella storia e nello stesso tempo lo stupore e la meraviglia di Dio quasi come un amante ferito e deluso, come un amico che resta turbato, cioè resta male del fatto che la propria sposa, il proprio amico non lo riconoscano, lo rifiutano.”Molto spesso un profeta non è riconosciuto in casa sua.
La domenica seguente troviamo un Gesù che dà delle istruzioni ben precise per i suoi nell’inviarli ad annunciare il Vangelo. Ma qual’è lo stile dell’annunciatore del vangelo? Le indicazione che offre l’evangelista Marco sono davvero preziose, anche per noi. Siamo inviati a confrontare i nostri stili, a fare un po’ l’esame di coscienza. Siamo chiamati a fare esperienza di comunione, Gesù li manda davanti a sé per preparare la strada perché l’annuncio vero e proprio del Vangelo è suo, è lui che converte, è lui che fa crescere la Parola, come ricorda un’altra pagina del Vangelo, sia che l’agricoltore dorma, sia che vegli! Per questo viaggioavventura il discepolo deve prendere con sé un desiderio d’urgenza dell’evangelizzare (bastone), e dice di approfittare dall’ospitalità, (non portare pane e denaro), cioè invita a vivere stando in mezzo alla gente, in una parola chiede l’essenzialità. Forse questa povertà viene oggi chiesta anche a noi, alla nostra chiesa diocesana, forse è il sogno che il Signore nutre anche nei rapporti tra di noi, per ritrovare un’umanità più vera, un’immediatezza segnata soprattutto dall’amore.
don Maurizio