Potremmo intitolarla questa domenica “La via semplice del Vangelo”, Gesù che per spiegare le profondità di Dio usa la semplicità e la concretezza della vita. Non che la vita sia una cosa semplice e tantomeno quella di Gesù, ma la semplicità del linguaggio di Gesù sta nell’aver assunto il linguaggio dei semplici, del “non politicamente corretto”, del “sì sì, no no”. Nessuno conosce Dio Padre se non colui che viene da Dio Padre stesso, cioè il suo Figlio. E Gesù, Figlio di Dio ha voluto, proprio con tutta la sua persona (spirito, anima e corpo), far conoscere la profondità del Padre, anzi il mistero della Famiglia trinitaria. Senza Gesù, così come ci è narrato nei Vangeli, Dio rimane davvero difficile da comprendere e rimane davvero lontano, misterioso, pauroso...
Forse è anche per questo che i nuovi orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia voluti dai Vescovi italiani si intitolano “Incontriamo Gesù”, bisogna ripartire da lui, riandare a lui. Allora l’invito non può essere se non quello di farci piccoli e poveri, solo così possiamo sentirci continuamente bisognosi di ricevere da Dio, non correndo il rischio dell’autosufficienza spirituale. E questo rischio c’è ci dirà il Vangelo della domenica seguente che in fondo è un totale fallimento recuperato solo dall’ultimo terreno.
Sì tutto comincia nella speranza ma nonostante questo le pietre, le spine della vita soffocano la speranza iniziale. Comunque dentro l’apparente aridità totale vi è un fazzoletto di buon terreno confortato anche delle parole del profeta Isaia: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
don Maurizio