Se l’altra domenica la Parola di Dio ci ha detto che non è facile vivere da discepoli - anche l’apostolo Pietro ci è cascato andando “davanti” a Gesù e sentendo un sonoro richiamo vivere la fraternità e la correzione fraterna forse è ancora più difficile.
Questo perché viviamo in una società formalmente cristiana e a prevalere e ad orientare le scelte non sono i valori che derivano dal vangelo ma una mentalità egoistica e piccina. Per accorgersene è sufficiente paragonare il sentire comune con le parola di Gesù.
Oggi, in particolare,la Parola getta un fascio di luce su due aspetti importanti nella vita di un credente: il perdono e la correzione fraterna sul male/peccato di cui facciamo esperienza. Il fatto è che oggi si è notevolmente affievolita la coscienza di peccato, rimane certo un senso di colpa che è un fattore psicologico, difatti nelle confessioni spesso vengono evocati comandamenti “limite”, non ho ucciso non ho desiderato ecc… tutto il resto non viene più percepito come male morale.
Papa Francesco, ad esempio, invece dice che anche il pettegolezzo,le “chiacchiere” possono diventare “azioni omicide”, da confessare! “Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Quando si dice di una persona che ha la lingua di serpente, cosa si vuol dire? Che le sue parole uccidono! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia” (Papa Francesco).
A questo punto potremmo dire, ma sono sempre le stesse cose…il punto è che forse siamo fermi al palo e che dobbiamo ripartire proprio da lì.
don Maurizio