La Parola del Signore, che risuona oggi nel Vangelo, ci ricorda che nell’amore si riassume tutta la legge divina. Il duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo racchiude i due aspetti di un unico dinamismo del cuore e della vita. Gesù porta così a compimento la rivelazione antica, non aggiungendo un comandamento inedito, ma realizzando in se stesso e nella propria azione salvifica la sintesi vivente delle due grandi parole dell’antica Alleanza: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore…" e "Amerai il prossimo tuo come te stesso" (cfr Dt 6,5; Lv 19,18).
Ci dice cioè: prendi posizione a favore della vita del prossimo così come hai preso posizione a favore della tua vita. Il fatto che tu viva significa evidentemente che hai ratificato il dono della vita con la tua presa di posizione personale; hai detto: è bene che io viva; voglio vivere.
Ebbene, questa medesima presa di posizione devi allargarla alla vita del prossimo desiderandola e favorendola concretamente con le tue scelte.
A questa affermazione fondamentale va aggiunta la lettura dinamica che il vangelo fa della figura del prossimo (nella parabola del buon Samaritano) dove il termine ‘prossimo’ non definisce una volta per tutte un circolo di identità con annesse inclusioni ed esclusioni, ma esprime un dinamismo creativo, che si apre sempre di nuovo alle persone che entrano nel proprio raggio di esperienza e di azione: senza esclusioni previe, quindi, ma con un’apertura concreta sempre nuova e aperta.
A questo livello diventa prezioso il riferimento religioso. Dietro al desiderio umano di una civiltà dell’amore, come la chiamava il nuovo Beato Paolo VI, sta il dono originario dell’amore di Dio che ha creato il mondo e che lo sostiene con la sua fedeltà (Sap 11,24-25). Ma soprattutto sta il dono dello Spirito legato all’evento di Cristo, alla sua Pasqua: “L’amore di Dio – scrive Paolo ai Romani – è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.” E’ la forza di questo Spirito che, immessa nei nostri cuori, li illumina, li rigenera, li appassiona. Nell’Eucaristia noi contempliamo il Sacramento di questa sintesi vivente della legge: Cristo ci consegna in se stesso la piena realizzazione dell’amore per Dio e dell’amore per i fratelli. E questo suo amore Egli ci comunica quando ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue. Può allora realizzarsi in noi quanto san Paolo scrive ai Tessalonicesi: "Vi siete convertiti, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero" (1 Ts 1,9). Questa conversione è il principio del cammino di santità che il cristiano è chiamato a realizzare nella propria esistenza. Il santo è colui che è talmente affascinato dalla bellezza di Dio e dalla sua perfetta verità da esserne progressivamente trasformato. Questa “santità” abbiamo contemplato domenica scorsa e contempleremo nella prossima solennità di Ognissanti.
don Maurizio