E’ davvero triste ciò che Gesù è costretto a sentire dalla folla: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? Questa folla appena saziata dal miracolo dei pani e dei pesci non ha ancora capito, non ha capito la lezione data da quel ragazzo, generoso e aperto alla novità di Dio, all’azione di Gesù.
Ha il ventre gonfio e sazio, ma il cuore vuoto! Davanti a questo modo di pensare dell’uomo, Dio fugge, Gesù infatti non si fa trovare, quando noi cerchiamo di manipolarlo, lo strumentalizziamo, lo usiamo. Ecco la gente cerca il Signore perché è stata sfamata, perché le ha risolto il problema impellente della fame, perché “dà cose …” non lo cerca per la sua parola, per la sua presenza di misericordia.
E’ quel materialismo che svilisce l’immagine di Dio in noi, Gesù ci vuole richiamare alla dimensione interiore della nostra vita, a vivere il primato del cuore e dell’amore. Anche noi spesso cerchiamo Dio sperando che ci risolva i problemi, e senza mettere in gioco nulla di noi stessi. Gesù è tagliente: non sempre Dio accarezza, a volte il modo di esprimere il suo amore è un sevizio alla verità, tagliente e inatteso. Ma non sta chiuso nella sua delusione, Gesù. Aggiunge: cercate il pane vero, quello che sazia. Esiste quindi un pane che sazia, e uno che lascia la fame. Scrive nei suoi sermoni Sant’Antonio:”…..come l'uomo esteriore vive di pane materiale, così l'uomo interiore vive del pane celeste, che è la parola di Dio. Quindi il pane dell'anima è il sapore della sapienza, con il quale assapora i doni del Signore e gusta quanto soave è il Signore stesso” (cf. Sal 33,9). Conosco persone che con sofferenza e passione cercano il Signore, hanno fame della sua parola, di questa fame interiore il Signore è disposto a saziarci. E non serve fare tante cose, come chiede ancor alla folla “cosa dobbiamo fare?” Serve soprattutto essere, credere, amare, accogliere l’altro, il resto viene da sé o meglio ci sarà dato.
don Maurizio