Oggi con la festa di Cristo Re termina l'anno liturgico e domenica prossima inizia il tempo di Avvento in preparazione al Natale. A rivivere cioè quella vicinanza semplice, povera e discreta di Dio nella nostra vita.
La pagina evangelica ci ripropone il giudizio finale di Matteo dove Gesù Cristo è nello stesso tempo Re, Pastore e Giudice del suo gregge. Il suo giudizio è sull'elemento base della vita Cristiana: l'amore al prossimo specie ai più deboli, un amore che deve tradursi in atteggiamenti e scelte concrete a volte non facili e gratificanti. Nel brano evangelico vengono evidenziate per quattro volte sei opere di misericordia: quattro concernenti i bisogni del corpo (fame, sete, nudità, malattia) e due le condizioni che espongono ad una particolare difficoltà (l’essere straniero e l’essere prigioniero). Il “giudizio” sarà dunque non sulla teologia che avremo imparato, sui riti che avremo praticato, ma sulla concretezza dell’amore.
E’ bello per noi sottolineare quel « ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me ». Per cinque volte escono gli avverbi «allora» e «quando»: «allora», cioè alla fine, e il «quando» che è ora.
E il «segno» della sua venuta è quello della presenza dei «fratelli più piccoli», attraverso i quali lui, Gesù, è sempre presente in mezzo a noi. II finale del discorso escatologico risponde quindi con esattezza anche se in modo sorprendente, alla domanda del «quando» e di «quali i segni», che i discepoli gli hanno posto all’inizio, eccoli accontentati! Il giudizio che il re farà di noi «allora» è lo stesso che noi facciamo ora al povero. In realtà siamo noi a giudicarlo, accogliendolo o respingendolo. Lui non farà altro che costatare ciò che noi facciamo. Alla fine leggerà ciò che noi liberamente abbiamo scritto. Ce lo dice in anticipo, con una rappresentazione efficace, per aprirci gli occhi su ciò che stiamo facendo ora, su come viviamo la nostra vita, sulla qualità del nostro essere cristiani. Il racconto pone al centro il Figlio dell’uomo, che s’identifica con gli ultimi.
Accoglierlo o meno significa accogliere o meno la salvezza. I poveri sono la carne di cristo ci ha detto Papa Francesco, ma quant’è difficile riconoscerli e amarli!
don Maurizio