In questa nostra seconda tappa d’Avvento, nell’avvicinarci al Natale sentiamo la necessità di non avvicinarci come sempre, carichi di sentimenti misti, buoni e rassegnati, preoccupati e in fondo anche svagati, ma dicevamo domenica scorsa con nel cuore un sentimento vero di speranza e fiducia.
Quel bambino povero che nasce a Betlemme - e noi lo attendiamo - viene incontro all'attesa di tanti poveri nel mondo, attesa di un futuro più umano e sereno, attesa di guarigione, attesa di aiuto, di salvezza. L'Avvento raccoglie l'attesa dei poveri anche quando il mondo non lo sa fare. Infatti, e lo abbiamo constatato tante volte, viviamo in un mondo che spesso non sa attendere nulla di nuovo e di buono, un mondo, un’Europa ha detto Papa Francesco al Parlamento europeo un po’ nonna, non più fertile e vivace, non più capace di generare vita! Già prendere coscienza di questo significa poter cominciare a cambiare qualcosa dentro di noi e attorno a noi.
Il signore conosce bene queste nostre difficoltà, questo nostro tempo un po’ grigio e contradditorio, rassegnato, per questo Egli viene a consolarci, oggi lo ha fatto con le parole del Profeta Isaia: «Consolate, consolate il mio popolo, parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è finita». Perché è finita potremmo chiederci?, se lo chiedevano i discepoli dell’evangelista Marco … e lo dice Marco con i primi versetti del suo Vangelo del brano di oggi che è proprio l’incipit … laddove dice (lo abbiamo sentito) “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio ….” La novità, il sigillo sta nel termine «vangelo» che ha il significato di bella, lieta, gioiosa notizia, messaggio di salvezza. Come all’inizio della creazione Dio dice: “E vide che era cosa buona” così oggi il Vangelo ci dice questa bontà, questa possibilità che non è una cosa, un sentimento, ma una persona: Gesù, un Dio che fa rifiorire la vita, che trova in ciascuno di noi un fazzoletto di terreno buono dove seminare la sua parola d’amore …
E allora vogliamo ripetere quanto abbiamo cantato nel ritornello del salmo: “Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.”
In verità il Signore con noi lo fa da sempre, ce l’ha ricordato l’apostolo Pietro e nella seconda lettura: “Egli, il Signore, invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.” La prima conversione quindi che dobbiamo operare è proprio quella alla speranza. Convertirsi alla speranza è credere che nonostante le piccolezze e sbagli che avvertiamo in noi, siamo ancora "capaci di Dio", capaci di conoscerlo, incontrarlo e diventarne annunciatori.
Sia questo l’augurio che ci facciamo e l’impegno di questa settimana d’Avvento.
Amen.
don Maurizio