Leggendo in questi giorni alcuni passi dei Sermoni di Sant’Antonio per la Tredicina ho trovato questi pensieri: purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere … e ancora …. si predichi con le opere, se serve anche con le parole. A questo punto mi son detto se valesse la pena oggi fare la predica? Ma in verità come sempre ce l’ha già fatta Gesù direttamente con le sue parole, quel suo modo di parlare così semplice, in parabole fatto proprio anche da Sant’Antonio … cioè il primato della vita sulle parole, ma potremmo dire anche sulla legge, sulla dottrina … e oggi la pagina evangelica ci fa vedere un Gesù che, sempre con novità, “cerca nella vita e negli avvenimenti, elementi ed immagini che possano aiutare la gente a percepire e sperimentare la presenza del Regno.” La storia del seme è emblematica, per questo nostro tempo malato di efficientismo, impregnato della logica del tutto e subito, questa parabola ci parla invece di fiducia, di saper attendere, di pazienza e soprattutto di cogliere il mistero della vita, di stupirsi … per quel frutto che non viene quando vogliamo noi, ma a suo tempo.
Questa semplicità, questa logica delle piccole cose, della concretezza della vita cristiana, l’ho percepita e ascoltata ammirato, incontrandomi mercoledì scorso a Castellerio con un seminarista, Davide, che ha donato il midollo a suo fratello, correndo personalmente non pochi rischi … ma facendolo con grande spontaneità e con amore! Nessuno è padrone del Regno, del mistero della vita, verso il quale oggi molti e anche parte della scienza attentano, così anche per l’altro che ci sta davanti, amici, coniuge, figli … saper attendere è una grazia e un impegno. Potremmo dire che il Vangelo, le parabole di Gesù provocano la nostra immaginazione, rendono la vita trasparente. A noi che oggi per tanti motivi non siamo più capaci di sognare, che l’esistenza si è come appannata perdendo di trasparenza, il Signore vuol donare l’occasione preziosa per cambiare, per convertirci … perché ha misericordia di noi e vuole la nostra felicità. La parabola di oggi, dicevamo, ci invita alla pazienza, a lasciar perdere l'ansia, la fobia di tenere tutto sotto controllo, il volere programmare e capire tutto anche nella nostra vita spirituale.
Non funziona così con la fede, prima di tutto viene l’affidamento e farsi la domanda che san Francesco fece al Crocefisso di san Damiano, “Signore cosa vuoi che io faccia?” In fondo il messaggio di oggi forse lo potremmo tradurre così “lasciarci fare”, più essere che fare … fare spazio al Signore. È una prospettiva molto diversa dal nostro efficientismo anche spirituale: fidarsi e lasciare tutto in mano a Dio, credere che Dio, se lo lascio fare, opera e cresce in me e lo fa per il mio vero bene…
don Maurizio