La vita non manca di stupirci, l’altro giorno una telefonata mi ha congelato ma nello stesso tempo stupito per l’annuncio datomi da un giovane fidanzato ormai prossimo al matrimonio (tutto pronto) che non si sposava più. Oggi anche nel Vangelo c’è tutto uno stupore, quello della gente di Nazareth che vede quel Gesù conosciuto bambino tornare al suo paese come Profeta e nello stesso tempo c’è lo stupore di Gesù che si meraviglia della loro incredulità. Il dramma di questa pagina è che viene rifiutata la Parola di Dio perché Gesù non è secondo gli schemi mentali della sua gente, oggi viene rifiutata la Chiesa, il Signore, per la poca testimonianza dei credenti. Solo i “piccoli”, gli “ultimi”, i “poveri” rappresentati dai malati, guariti comunque da Gesù, riescono ad accogliere la sua proposta.
Del resto la chiesa non è la società dei perfetti, Papa Francesco a piè sospinto dice che siamo tutti peccatori bisognosi della misericordia di Dio, sempre lui ha più volte detto: “preferisco una Chiesa incidentata che una Chiesa malata". Ecco al di là della nostra povertà il signore ci manda come ci dirà il Vangelo della domenica 12 luglio chiedendo quell’essenzialità-povertà di cuore, ma anche di stile di vita, affinché la Parola non perda la sua forza e la sua credibilità. Come san Paolo, anche noi abbiamo nella nostra carne una “spina”, mezzo affinché, come ricorda l’apostolo, “io non monti in superbia”, affinché cioè possiamo avere quell’umiltà di farci servi del Signore e della sua Parola che salva.
don Maurizio