Questa penultima domenica di settembre coincide per la nostra comunità con la festa dell’Addolorata, custode e protettrice della città di Gradisca. Il titolo più vero della Vergine Maria che fin dall’inizio ricevette e fece sua la profezia “anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Maria si è fatta davvero simile a suo figlio, ha percorso i sentieri impegnativi e scoscesi dell’amore e della fedeltà, si è identificata con il suo titolo regale e messianico di servi sofferente e si è fatta non solo serva (ecco l’ancella del Signore dirà all’angelo Gabriele) ma si è fatta serva nel mistero della sofferenza, del rifiuto, dell’emigrazione, fino al dramma dell’incomprensione e della morte di croce. Contempliamo in Maria quell’amore materno di Dio, capace di generare vita e di farci intravedere la luce pur nell’oscurità del nostro tempo presente e non poche volte anche del nostro cuore.
I ministri della Comunione che a turnazione hanno portato i frati con le reliquie del santo nelle case. Un sabato massacrante, dalla mattina alla sera, ma pieno di soddisfazione spirituale e di incredulità per l’avvenimento pur annunciato e concordato da tempo. Sì Sant’Antonio non è passato invano! La comunità di Gradisca vivrà la restituzione della sua visita la domenica 20 febbraio 2010, quando a Padova in Basilica si fa festa solenne per la ricorrenza della traslazione del suo corpo nella nuova Basilica, popolarmente chiamata Festa della lingua. Un fatto storico che riguarda la ricognizione del 1263 fatta da San Bonaventura da Bagnoregio a trentadue anni dalla morte, Bonaventura si accorse con stupore che la lingua di Antonio era ancora intatta. Siamo certi che tantissimi fedeli ci andranno e quasi certamente anche la erigenda Confraternita di Sant’ Antonio caldeggiata dal rettore e dal Priore dell’Arciconfraternita del Santo che si è detto più volte stupito di un così grande amore e devozione verso il comune patrono.
Questo dono indubbiamente assume anche i caratteri dell’impegno, non solo a custodire una presenza che tutti abbiamo toccato con mano essere “motore di grazia”, calamita del cuore, ma credo anche a riscoprire e dare alla nostra vita e alla nostra pastorale quella coloritura francescana che é poi evangelica di quei valori che oggi nella società si stanno sfilacciando e che anche noi rischiamo di perdere e con essi purtroppo anche il senso bello della vita, quali la semplicità, la fraternità. Messaggi certo di San Francesco, di Sant’Antonio, ma ancor prima di Gesù Cristo e del Vangelo. A noi la creatività affinché l’evento rimanga ricchezza duratura.
don Maurizio