Sembra che Gesù se la prenda un po’, oggi, beh! diciamo anche abbastanza con i farisei.
Gesù se la prende con i farisei, perché colgono soprattutto l’esteriorità, il valore formale della legge, anche di quelle “banali” e non invece della persone, dei poveri, ma in verità neppure della presenza-volontà di Dio in mezzo a loro. Il richiamo di Gesù in fondo c’è perché si è scrupolosi, credenti in tutto o ancor peggio l’essere credenti è un “non fare” questo e quello, fuorché credere nella misericordia di Dio che ci invita a percorrere strade di misericordia. A dire il vero succede anche a noi, è la tentazione di sempre, credere di poter amare Dio che non vediamo, girando lo sguardo dall’altra parte del nostro prossimo che invece vediamo.
Il peccato che dovremmo confessare di più non è tanto quello verso Dio (certo anche!) ma il poco amore verso gli altri, perché lì il Signore ama nascondersi, forse più che dietro i veli di un tabernacolo e dal nostro esserci o non esserci lì ci chiederà conto …“… Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato …” Potremmo ben dire che Gesù inaugura la religione del cuore, la linea dell'interiorità. «Non c'è nulla fuori dall'uomo che entrando in lui possa renderlo impuro». Davvero questa domenica il vangelo, in mezzo ai mille formalismi e ingiustizie della nostra società, ci dona speranza, un vento fresco che rigenera, non possiamo che ringraziare il Signore.
don Maurizio