Domenica scorsa abbiamo tutti ricevuto la lezione sul “servizio”, abbiamo visto come Gesù è venuto per insegnare agli uomini ad essere a servizio gli uni della gioia degli altri, lui, il Maestro, si è fatto servo perché imparassimo a mettere i nostri carismi a disposizione degli altri fratelli e sorelle. Questo nostro mondo infatti chiede dei testimoni, troppe persone, la cui falsità è palese, gli passano davanti, ma a volte poi non si accorge neppure quando “passa davanti a lui” Gesù stesso, certo non fisicamente ma “nei suoi testimoni”, nel mistero della sua Chiesa nel richiamo del magistero a valori che stiamo svendendo e perdendo, specialmente sul versante della famiglia e della vita.
Ci siamo accorti, proprio domenica scorsa nella vicenda evangelica dei due discepoli Giacomo e Giovanni, com’é facile scivolare, cercare i primi posti, sentirsi in diritto primi sugli altri, ma anche toccare con mano la propria fragilità. Una cosa sono i desideri e le promesse, un’altra cosa è la realtà in cui ci imbattiamo, che viviamo, le incoerenze che non riusciamo a staccarci di dosso.
Eppure il Signore non per questo ci abbandona, ci dice che non ha più bisogno di noi, anzi ci chiede con più forza di diventare segno, forse con altri moduli, attendendo i nostri ritardi, ma non ci volta le spalle.
In questa domenica del cieco Bartimèo chiediamo al Signore che ci ridia la vista, che cioè sia luce nella nostra vita perché possiamo vedere il mondo, gli altri, noi stessi “alla sua luce”, in modo nuovo.
don Maurizio