L’annuale appuntamento con la festa di tutti i Santi, ci invita a chiederci quale posto hanno questi amici di Dio nella nostra vita e che funzione hanno nella nostra fede. Ebbene i santi, ancor prima di essere “oggetto” di venerazione, o coloro che sono disposti ad ascoltare le nostre preghiere, a portarle davanti al Signore, sono un aiuto a credere alla concretezza del Vangelo. Questo è il senso della loro santità e del fatto che li conosciamo e veneriamo. Ultimo fra tutti il Beato don Carlo Gnocchi che con la sua vita santa ha dimostrato che si può vivere il Vangelo, testimoniare che Dio è buono, anche nella teppa russa, assieme agli alpini, o facendosi carico dei mutilatini. I santi in molti modi diversi ci dicono che quello che Gesù ha detto e fatto non è impossibile.
Come si fa oggi a dire “beati i poveri” con questa crisi che strozza le famiglie, ti fa accettare lavori dai ritmi disumani che innescano tensioni che spesso sfociano nello spaccarsi dell’unità familiare? Come si fa a dire “beati i misericordiosi” quando vengono fatte nefandezze che non sono fatte neppure dagli animali, in una società dove giustizia non c’è e vince chi è furbo e chi sa ingannare il prossimo?… Tutto o quasi nella nostra società, nel tempo presente sembra smentire il vangelo, i santi invece ci dicono che ciò è possibile, è possibile viverlo, ed è rivoluzionario di questa falsa e triste realtà in cui viviamo grazie alla forza che ha in sé il Vangelo.
Allora in questa prospettiva i santi sono gente della ferialità, che camminano con i piedi per terra, il loro vero posto non è “in primis” in alto sugli altari, ma è con noi, vicini a noi. Sono come dei lampioni che fanno luce al nostro grigiore, sono coloro che, sull’esempio di Gesù, sono stati coerenti nella doppia fedeltà a Dio e all’uomo. Oggi allora ringraziamo il Signore che ci aiuta, attraverso questi fratelli e sorelle, a credere che è possibile credere e vivere il Vangelo, che non è una favola, ma parola di vita per la nostra esistenza.
Don Maurizio