Lunedì scorso ho chiesto a un gruppo di ragazzi della Cresima, visto un po’ di imbarazzo nel parlare dei primi incontri, di scrivere su di un foglietto “che cosa ti aspetti dell’avvento che con domenica prossima preparerà il Natale del Signore”. Tutti hanno scritto qualcosa, chi è stato più sciolto, chi più ermetico, ma una parola tutti l’hanno usata, la “felicità”. Ecco l’Avvento è proprio il tempo per ri-educarci alla felicità, a vivere lo stupore dell’accoglienza, dell’accogliere cioè la novità di Dio che si fa presente nella nostra esistenza, a vederne i risvolti trasparenti, di amore, di bene per noi, anche se a volte offuscati dalla cronaca del mondo e del nostro vivere a volte sofferto e contraddittorio. C’è un Natale a cui ormai dobbiamo sopravvivere, che non riusciamo più a digerire, un Natale ambiguo e pagano che ci sta rubando il mistero e la teologia, cioè il senso proprio, quello di Dio che nasce in questa nostra storia.
Il natale della pubblicità che si è dimenticato dell’essenziale, cioè del Festeggiato, di Gesù, rimosso non soltanto dalle pareti, dalla durezza che evoca il segno della Croce, ma anche dai presepi, dalla dolcezza della Natività, cioè della nascita di un bambino, potremo vincerlo e superarlo, non rischiando di rimanervi invischiati, se decideremo di vivere seriamente, con impegno e determinazione questo tempo di Avvento, troppo breve in verità nel nostro rito romano, per poterci davvero preparare bene al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Non abbiamo messo in cantiere tante cose, tre Lectio divine al martedì, la Messa feriale con una riflessione sulla Parola di Dio, ampi spazi per poter vivere il sacramento della Penitenza, la proposta di vivere anche in famiglia un pur piccolo cammino di avvicinamento spirituale con i propri bambini, la tradizionale valorizzazione dei presepi. L’importante non è di fare tante cose, ma di fare bene quelle poche che le nostre forze permettono di cantierare, tutte tese però ad accogliere Lui, il Signore nel mistero del Sacramento e della liturgia ma non meno nel volto del fratello.
Buon Avvento!
Don Maurizio